Una scuola italiana che si trascina dietro da troppo tempo problemi di ogni sorta, ai quali la classe politica non ha saputo negli anni trovare una risposta. E che oggi, con il peso di una crisi senza precedenti sulle spalle e un piano Azzolina che non convince del tutto, rischia di precipitare definitivamente nel caos. A dirlo è il rapporto Education at a glance 2020 redatto dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, secondo il quale lo Stivale continua a spendere poco e male per l’istruzione, con gli investimenti pubblici che si riducono man mano che si avanza lungo la scala formativa.
L’Italia si ritrova anche con una classe docenti troppo anziana, dove gli under 30 sono mosche bianche, rarissime. Con professori meno pagati rispetto ad altri Paesi e che lavorano però anche meno ore, demotivati dall’assenza di prospettive di carriera. Un quadro al quale si aggiungono le conseguenze, non da poco, delle misure restrittive volute dal governo: insieme alla Cina siamo il Paese che ha tenuto chiuse le scuole più a lungo, scelta sì per certi versi obbligata ma che rischia di avere conseguenze molto pesanti sul nostro Pil (si parla di un calo generale dell’1,5% di qui al resto del secolo).
Lucia Azzolina ha continuato in queste ore, infatti, a ribadire che l’impegno principale del governo giallorosso sia la lotta alle cosiddette “classi pollaio”. Ma secondo l’Ocse non è solo quello il problema del nostro Paese, che tutto sommato non ha dimensioni particolarmente diverse, per i gruppi di ragazzi, rispetto al resto dell’Ue. Piuttosto sono gli edifici a lasciare parecchio a desiderare: vecchi, per nulla funzionali, a volte addirittura pericolanti.Tra le problematiche che ci caratterizzano, anche il fatto che i nostri insegnanti siano pagati meno, per esempio, impiegati meno (626 ore l’anno contro una media europea di 680) e sempre meno giovani: l’1% ha meno di trent’anni, fuori dai nostri confini la media è del 12%. Tante criticità di cui nessun governo si è finora realmente occupato.
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