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L’Ocse fa il punto sull’Italia e la confronta con gli altri paesi più ricchi

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) ha presentato i nuovi dati su Pil, Disoccupazione e debito lo scorso 2 dicembre.

Cosa c’è di nuovo per l’Italia, soprattutto se paragonata agli altri paesi?  In primo luogo è prevista una crescita più lenta per il 2019. Le ricerche di settore parlano dell’1,3%, in decrescita rispetto all’anno in corso, mentre per quanto riguarda il debito pubblico è stimato in calo: dal 131, 6% di quest’anno si stima un 129,8 % per il 2018 e un 127,7% nel 2019.

Anche le previsioni per il deficit segnano un calo, passando dal 2,1 di quest’anno all’1,1 del 2019. L’inflazione si è stabilizzata sul 1,4%, mentre il tasso di disoccupazione è finalmente in decrescita: si va dall’11,2 % del 2017 al 10,1 del 2019.

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Questi dati, seppur non eclatanti, confortano le sorti della nostra nazione, regalando più fiducia e stabilità al futuro.

Ma se confrontiamo la situazione italiana con quella dei paesi più ricchi, cosa possiamo ricavarne?

L’Italia si posiziona almeno un passo indietro rispetto agli altri paesi e ciò si riflette non solo sull’economia, ma soprattutto sulla vita delle imprese che rappresentano la forza innovativa del nostro paese. Le grandi aziende sono indebitate, quindi troppo pressate per continuare a crescere e guadagnare.

ocseDi conseguenza, la produttività si riduce ai minimi termini e queste imprese “bloccate” hanno lo svantaggio di togliere anche a quelle sane la possibilità di investire e dunque di crescere.

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Rispetto a Spagna, Gran Bretagna, Francia e Corea, l’Italia si posiziona in basso per quanto riguarda proprio le imprese affossate dai debiti, con un 20% sul capitale totale. Sempre secondo l’Ocse, si stima una produttività maggiore se solo queste imprese riducessero il loro indebitamento.

Questo perché ostacolano le altre aziende ad ottenere nuovi crediti per finanziare progetti e investire in un futuro più vantaggioso, e anche perché, avendo bisogno di risanamenti, rubano capitali che potrebbero altrimenti essere utilizzati per sviluppare idee imprenditoriali di sicuro profitto.

La soluzione risulta essere quella di diminuire drasticamente la fetta di queste aziende al fine di sanare non solo le imprese bloccate, ma anche quelle sane e che dunque necessitano di più attenzione e maggiori fondi per crescere e portare benessere all’economia generale del paese.

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