Una decisione sofferta e che ha scatenato una pioggia di critiche, quella di fermare il mondo dello sci in un momento di grande sofferenza del turismo invernale. E però condivisa dal premier Mario Draghi con il ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base dell’allarme lanciato dagli scienziati: “Allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”. Eppura la scelta di rinviare al 5 marzo l’apertura degli impianti ha scatenato la rabbia della Lega di Matteo Salvini. Che, però, nei suoi attacchi ha sempre evitato di puntare il dito contro Palazzo Chigi.
Viene da chiedersi, allora, come mai criticare in maniera così feroce Speranza ignorando la posizione di Draghi? In queste ore, infatti, da Palazzo Chigi è trapelata la netta volontà del premier di imporre lo stop allo sci. Nessuno però, dagli assessori al Turismo ai governatori delle Regioni guidate dal Carroccio, ha utilizzato parole di critica nei confronti dell’ex presidente della Bce. Uscito indenne da un polverone che ha visto il ministro della Salute come unico bersaglio collettivo. In maniera, in realtà, piuttosto inspiegabile.
Anche Italia Viva e Forza Italia, d’altronde, hanno alzato la voce, con il Pd e il M5S rimasti invece in silenzio. Una scelta, quella della chiusura degli impianti di sci, che potrebbe tra l’altro essere un primo passo verso quel “lockdown totale” chiesto dal consigliere di Speranza, Walter Ricciardi, sulla base di uno studio internazionale che allerta su un “aumento della letalità del 20-30%” della variante inglese”.
Soltanto poche ore fa, Draghi durante il primo Consiglio dei ministri aveva chiesto di “parlare con i fatti”, evitando una corsa agli annunci, e chiesto di mettere nel cassetto gli “interessi di parte”. Parole cadute evidentemente nel vuoto. Ai propagandisti per vocazione non resta, allora, che chiedere conto degli attacchi fatti a Speranza senza mai nominare il premier. Non proprio un grande esempio di coraggio, né di coerenza.
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