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Lombardia, 11mila morti e la Regione spende soldi per vantarsi della gestione dell’emergenza

Vantarsi di un disastro. Anzi, spendere soldi per vantarsene. Non ci sono parole per commentare quanto sta accadendo in Lombardia dove, davanti a 11 mila morti, la giunta Fontana compra pagine di giornali per vantarsi della gestione dell’emergenza. Sì, avete capito bene. Un tentativo grottesco di superare errori, polemiche, accuse con un trionfale “abbiamo salvato 28.224 vite”. Il tutto mentre i dati, terrificanti, evidenziano come nella Regione le vittime siano pari al 9% di quelle registrate in tutto il mondo (non in Italia, nel mondo!).

Si festeggia ignorando le grida di dolore di pazienti che lamentano di essere stati abbandonati a sé stessi, degli ospedali che si sono ritrovati senza letti liberi né personale, dei medici che hanno accusato la Regione di una gestione che ha fatto acqua da quasi tutte le parti. Fontana, in tutto questo, gonfia il petto e si vanta. Una follia, di fronte alla quale non resta che una strada: commissariare, per rispetto di chi in questa emergenza soffre e continua a soffrire. Perché l’indecenza deve pur avere un limite.

Come riassume bene TPI la Lombardia di Fontana è “la Regione che da sola conta più della metà dei morti in tutto il Paese, la regione in cui fioccano le testimonianze di persone che sono mancate senza avere nessun tipo di assistenza sole nelle proprie abitazioni, la regione in cui nessuno sa esattamente se ha o se ha avuto o se è guarito dal Covid-19, la regione che è arrivata in ritardo sull’incendio di vite umane che è scoppiato in Val Seriana, la regione in cui i contagi non sembrano rallentare, la regione in cui le case di riposo sono state usate come parcheggio per i malati di Covid creando un disastro, la regione in cui (lo dice Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano) c’è stato “un clamoroso fallimento della medicina territoriale e della diagnostica”, la regione che in tutto il mondo viene osservata come caso-scuola di quello che NON bisogna fare insiste nel vantarsi”.

Nessuna autocritica, nessuna risposta. Scrive Giulio Cavalli su TPI: “La sistematica privatizzazione della sanità, la riduzione dei posti letto, lo sgretolamento del ruolo dei medici di famiglia sono tra le cause che hanno reso la Lombardia così debole. È il fallimento politico e culturale di una stagione che in Lombardia dura da vent’anni, eppure nessuno si permette nemmeno di aprire una riflessione. Se chiedete a Gallera perché la Lombardia è stata straziata dalle morti vi risponderà sardonico che c’è troppa gente che si sposta, nonostante i dati dicano tutt’altro. I numeri raccontano, ed è un’ecatombe. E loro si vantano del disastro”.

 

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