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L’ombra di Putin sulla Siria: cosa c’è dietro le posizioni ambigue del presidente russo?

Che esista un filo non troppo invisibile a collegare Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan è cosa piuttosto nota. Un’amicizia e una stima reciproca che si erano andate consolidando nel corso dei mesi, anche se sembrava che il presidente russo  pur di sostituirsi a Donald Trump in termini di influenza nel Medio Oriente, fosse stato il regista principale di un accordo tra curdi e siriani per respingere l’offensiva della Turchia.

Una sensazione oggi molto meno forte, dopo che Erdogan ha fatto una dichiarazione che mescola le carte in tavola e fa sorgere dei dubbi sul ruolo giocato dal presidente russo. “Ci sono un sacco di pettegolezzi ora, ma sembra che non ci saranno problemi a Kobane con l’approccio positivo della Russia” ha infatti detto il presidente turco. Come a insinuare che la Russia sia d’accordo con i suoi programmi militari futuri. Cosa sta succedendo, quindi? La sensazione è che Putin potrebbe essere intento nel più classico degli atteggiamenti ambigui, quello che viene definito un doppio gioco in piena regola, mostrandosi vicino sia a Erdogan che a Bashar al-Assad senza prendere una posizione ufficiale sul conflitto. In molti avevano avanzato ad esempio l’ipotesi secondo la quale il presidente turco avrebbe chiamato Putin prima di iniziare l’offensiva contro i curdi per avere il suo benestare. Ipotesi smentita poco dopo dallo stesso Putin che parlava di “dubbi sull’intervento turco in Siria”.È possibile, allora, anche che Putin si sia messo davvero d’accordo con i due leader, ridisegnando sulla mappa le rispettive sfere di influenza per accontentare tutti, in primo luogo se stesso, sostituendosi di fatto a Trump. In ogni caso, ad andarci di mezzo saranno i curdi, al centro di un gioco che non prevede in ogni caso la loro difesa a spada tratta.

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