Un caso terribile, quello della morte del giovane pakistano Adnan Siddique, 32 enne, ucciso a coltellate a Caltanissetta lo scorso 3 giugno dopo essersi fatto portavoce di alcuni braccianti vittime del caporalato. Una tragedia che ha occupato per giorni le pagine dei giornali è sulla quale è tornato in queste ore Stephen Ogongo, Coordinatore Nazionale del movimento politico Cara Italia: “È sconcertante sapere che in Italia si può ancora morire per la difesa dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori”.
“Questa morte – ha spiegato Ogongo – decreta il fallimento delle istituzioni nel salvaguardare il rispetto dei diritti dei lavoratori. Il caporalato è un problema molto serio e molto diffuso nel nostro Paese. Purtroppo, spesso le istituzioni fanno finta di non vedere quello che succede nei campi agricoli dove i braccianti lavorano e vivono in condizioni disumane. Continuare a far finta di non vedere questa schiavitù moderna rende il governo complice dei caporali. Chissà perché il governo non fa i controlli adeguati per assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”.
“Proprio in questo periodo che serviva una regolarizzazione di tutti gli immigrati che vivono e lavorano in Italia in modo irregolare, il governo ha deciso di escludere da questa misura tantissime persone – ha aggiunto Ogongo – La regolarizzazione è una misura che può salvare tantissimi lavoratori dall’irregolarità permettendo loro di lavorare in modo regolare, pagare le tasse, garantire un futuro migliore a loro stessi e alle loro famiglie, acquisire i diritti e vivere una vita serena e dignitosa. In questo periodo che il nostro Paese sta attraversando una crisi sanitaria, sociale ed economica, è più che necessario regolarizzare queste persone e darle la possibilità di svincolarsi dallo sfruttamento, dall’incertezza e dalle ingiustizie sociali”.
Sul caso si è espresso anche Ubaldo Scarantino, esponente di Cara Italia a Caltanissetta: “Ogni diritto negato a chiunque è un diritto negato a noi stessi, una limitazione della libertà e un danno per tutti. Così come ogni diritto riconosciuto è una conquista che avvantaggia tutti quanti. Purtroppo nel nostro territorio non esiste solo la negazione dei diritti fondamentali dei lavoratori stranieri, ma anche molti lavoratori italiani si vedono negati i loro diritti”.
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