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Longarone dice addio all’ultima bottega del paese, uccisa dalla burocrazia

Dal 1949 per 70 anni sono stati il punto di riferimento per gli acquisti della piccola comunità di Podenzoi, frazione di 200 anime del comune di Longarone, piccolo centro del Veneto in provincia di Belluno. La bottega di alimentari di Vincenzo e Anna Sacchet, che nel 1963 rappresentò un centro di ristoro per i militari intervenuti nel Vajont, il 31 dicembre scorso ha chiuso i battenti. Schiacciata sotto il peso della burocrazia e della novità dello scontrino elettronico.

Una delle tante storie che accomunano di questi tempi il nord e il sud dall’Italia, dove per le piccole attività andare avanti ogni giorno a combattere coi mulini a vento è sempre più difficile. Ci hanno provato, a quasi 70 anni, ad adeguarsi all’ultima trovata che complica la vita alle imprese, hanno cercato di imparare a far funzionare il registratore di cassa digitale. Ma tra i monti bellunesi, dove anche i cellulari faticano a trovare il segnale, la rete veloce e il wifi sono un miraggio.“Non ne vale più la pena, facciamo i nonni e basta” dicono con amarezza i Sacchet, vittime della burocrazia e del digital divide. Ma la chiusura del loro negozio apre anche un problema sociale: a Podenzoi quello dei Sacchet era l’unico alimentari, il più vicino è a Longarone, a dieci minuti di automobile, lontano da raggiungere a piedi, specie d’inverno quando nevica. E la frazione è abitata per lo più da anziani, che non si vedranno più recapitare la spesa a casa da Vincenzo. “Anche per noi fare acquisti ora sarà un problema” ammettono gli stessi coniugi. Ma quello che verrà mancare al piccolo centro del Belluenese è molto di più di un’attività commerciale: è la tradizione che sparisce, è la comunità che perde stessa, è la qualità della vita che si va a far benedire in nome del contrasto incondizionato all’evasione fiscale. Quella, presunta, della piccola bottega di paese, non quella delle frodi milionarie.

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