Un evento epocale, che ha tenuto il mondo con gli occhi incollati allo schermo nell’attesa del verdetto finale. Che è stato quello sperato, con la storia elezioni a sindaco i Chicago di Lori Lightfoot: donna, afroamericana e apertamente gay. Un passaggio storico, un inedito nella storia statunitense. “Oggi siete andati oltre il fare la storia, avete creato un movimento per il cambiamento”.
Con queste parole Lori Lightfoot ha festeggiato con i suoi sostenitori, dopo il successo che l’ha vista prevalere su Toni Preckwinkle. Un trionfo politico ma anche simbolico che la affianca a Pete Buttigieg, primo cittadino di South Bend dichiaratamente omosessuale ora candidato alla Casa Bianca.
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Presentatasi come il volto nuovo di Chicago, Lori Lightfoot in campagna elettorale ha relativizzato il suo orientamento sessuale e le sue origini per concentrarsi sulla lotta alla corruzione e l’aiuto alle famiglie a basso reddito e alla classe media, secondo lei finora ignorate dalla politica di Chicago. “Insieme – ha detto nel suo discorso della vittoria – possiamo e dobbiamo finalmente puntare l’interesse sulla nostra gente, tutta la nostra gente, invece che solo su pochi potenti. Insieme possiamo e dobbiamo fare di Chicago un posto dove il tuo codice postale non determini il tuo destino”.
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Lori Lightfoot, avvocato ed ex procuratore federale di 56 anni, succederà a maggio a Rahm Emanuel alla guida della terza città più popolosa d’America. Il compito non sarà semplice: Chicago è schiacciata da un debito pensionistico di 28 miliardi dollari, una popolazione in calo e un tasso di omicidi che supera quello di New York e Los Angeles.
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