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Luciano Canfora lancia l’appello: “Il 25 aprile tutti in piazza: il fascismo non è morto”

“Il fascismo non è morto, il 25 aprile scendiamo in piazza”, parola dello storico Luciano Canfora. “Farò quello che si fa in questa giornata: la si festeggia”. Canfora parla anche dell’istituzione dell’Osservatorio regionale sui neofascismi. “Utilissimo. Il problema ce lo dobbiamo trascinare stabilmente perché l’estinzione del fascismo non è mai avvenuta, di fatto. E ora abbiamo un ministro dell’Interno amico di Casapound. È stata proprio Repubblica a pubblicare qualche settimana fa una foto simposiaca di Salvini che brinda con quelli di Casapound e la sindaca di Roma, appena un paio di giorni fa, ha detto pubblicamente in televisione che lo sfratto agli abusivi di Casapound viene impedito dal ministro dell’Interno. Quindi non c’è da strologare. È un fatto”.

“L’idiozia dei M5S è stata tale – in virtù della loro ignoranza perché non sanno cosa voglia dire il ministero dell’Interno – da regalare alla forza più destrorsa, xenofoba del nostro Paese il ministero in assoluto più importante che ha in pugno il Paese. La situazione è pessima”.

Rivendicare l’antifascismo alle basi della nostra Repubblica è allora quanto mai necessario? “Un tratto strutturale del fascismo è stato quello di individuare il nemico esterno, o interno da espellere, gli ebrei ma anche tanti soggetti poi per polarizzare un fanatismo di massa contro un falso bersaglio. È un carattere fondamentale del fascismo e mi pare che ci siamo. Ce ne accorgiamo ogni tanto perché le carenze, le responsabilità e l’inettitudine delle altre forze politiche fanno crescere questa pianta”.

“Dal 2011 in avanti, che ha visto una politica suicida della sinistra, per quanto sinistra sia già una parola grossa per il cosiddetto Partito democratico. Penso a Napolitano quando impose il governo Monti con Bersani che era contrario e fu messo in minoranza in direzione e dovette deglutire il governo di unione sacra, alimento infinito per Lega e M5S che furono le uniche forze a non volerci entrare. Anni di politiche suicidarie e poi si va alle elezioni e si scopre che i Cinque stelle sono un grosso movimento e la sinistra, che era data per vincente, non ha potuto cogliere i frutti del proprio lavoro”.

L’antifascismo è ancora un valore identitario da rivendicare a sinistra? “Ho spiegato in maniera sommaria un carattere fondamentale del fascismo che nella Lega trova una reincarnazione di massa, compreso il legame mai interrotto con l’ala più retriva del ceto capitalistico. Perché questo si ripete sempre con gli industriali del Nord Est che vigilano e Berlusconi sempre lì pronto all’abbraccio come un’amante tradita. Il côté non si perde mai di vista, ma intanto il buttafuori ministro dell’Interno serve a convogliare un confronto popolare, additando il falso nemico. È il ritratto del fascismo”.

In questo scenario il 25 aprile che significato assume? “Il ministro dell’Interno ha dichiarato che non lo festeggia e andrà a fare non so che cosa. Ma Salvini da sempre ha ostentato questo rifiuto, perché il 25 aprile è l’unica rivoluzione italiana. La prima volta che un’insurrezione di popolo c’è stata è avvenuto il 25 aprile 1945 e con una partecipazione molto vasta. Nessuno tuttavia si illude di poterla dire trionfalisticamente come maggioritaria. Fu una grande insurrezione popolare che aveva degli obiettivi molto avanzati e salvò la dignità del nostro Paese. È stato ottenuto che diventasse festa nazionale ma non è mai stata accettata del tutto da una parte del Paese. Ed è la prova provata che il problema è ancora aperto, sul tappeto”.

 

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