L’Europa dice addio alla plastica monouso: a partire dal 2021, il Parlamento europeo ha deciso di dire basta a questi oggetti usa e getta che popolano le nostre dispense, perché considerati troppo inquinanti. Come è ormai evidente, tutta la plastica che consumiamo fa molto male all’ambiente, agli animali ed al genere umano. Basti pensare che il 70% della totalità dei rifiuti in mare è costituita proprio da bastoncini cotonati, posate, piatti, bicchieri, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini, e ovviamente questi sono tutti prodotti non biodegradabili. Alcune ricerche hanno stimato in 8 milioni di tonnellate l’anno la quantità di plastica che finisce nei mari di tutto il mondo con un trend che nel 2025 potrebbe portare a un totale di 250 milioni di tonnellate disperse. L’obiettivo di questa nuova direttiva è quello di evitare l’emissione di 3,4 milioni di tonnellate di equivalente Co2 con un risparmio di spesa complessivo che potrebbe raggiungere i 22 miliardi di euro.
Tra gli articoli che verranno eliminati dal commercio nel 2021 molti sono di uso quotidiano: piatti, posate, cannucce, bastoncini cotonati (i cotton fioc), mescolatori per bevande, aste per palloncini. E, ancora, i sacchetti di plastica osso-degradabili e i contenitori per gli alimenti in polistirolo espanso. Novità anche per le bottiglie di plastica, dove La direttiva ha fissato un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029 e stabilisce che entro il 2025 il 25% delle bottiglie di plastica dovrà essere composto da materiali riciclati, quota che salirà al 30% entro il 2030. Viene rafforzato poi il principio “chi inquina paga”, introducendo un regime di responsabilità estesa per i produttori di tabacchi e di attrezzi da pesca, cosa che consentirà che non siano i pescatori a sostenere i costi della raccolta delle reti perse in mare.
Le alternative al monouso in plastica
In commercio esistono già molteplici soluzioni a sostituzione dei prodotti plastici usa e getta: ci sono piatti e posate di carta che possono essere riciclati e anche nel caso finissero nell’ambiente sarebbero biodegradabili. Inoltre esistono sempre i piatti in vetro o alluminio da utilizzare più volte, ma le soluzioni più interessanti sono costituite da quegli articoli compostabili che hanno anche la capacità di biodegradarsi molto rapidamente nell’ambiente. Si parla ad esempio di stoviglie in bioplastica realizzate con materiale rinnovabile di origine vegetale. O ancora prodotti creati partendo dalla cosiddetta polpa di cellulosa, che però presentano il problema della quantità di alberi che dovrebbero essere utilizzati per realizzare questi prodotti in modo massivo. Queste sono le proposte di ciò che già esiste in commercio, ma lo studio di nuovi materiali biodegradabili che (forse) un giorno entreranno nel nostro uso quotidiano proprio come è successo con la plastica sono già in cantiere.
Oltre all’eliminazione di questi oggetti monouso, la nuova direttiva impone anche altri obiettivi per il futuro: tra questi il raggiungimento entro il 2029 del 90% di raccolta differenziata per quanto riguarda le bottiglie e nuove indicazioni sulla loro composizione. Infatti entro il 2025 dovranno essere realizzate con almeno il 25% di contenuto riciclato, per raggiungere il 30% cinque anni più tardi. Dal 2024 invece sarà poi introdotto l’obbligo di avere il tappo attaccato alla bottiglia per evitare che questo si disperda con facilità.
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