Il punto di non ritorno rischia di stagliarsi davvero, pericolosamente, all’orizzonte dell’Europa. Uno scontro feroce, quello che sta andando in scena all’interno di un’Unione sempre più spaccata in due. Con il rischio che, a forza di tirare la corda, possa finire per spezzarsi. La situazione era d’altronde evidente da tempo, ma il coronavirus ha portato a galla in maniera innegabile la frattura tra il blocco atlantico, quello dei Paesi del nord capitanati dalla Germania, e il blocco mediterraneo, al quale appartengono invece Italia, Spagna, Portogallo, Grecia. Posizioni al momento troppo distanti per poter ritrovare un’unità di intenti, resa quanto mai urgente dalla crisi.
Ecco, allora, che tra le ipotesi, al momento remota ma comunque da tenere in considerazione, c’è quella di una divisione dell’Europa, che finirebbe per cambiare per sempre il suo look politico con la nascita di una Confederazione Mediterranea, della quale finirebbero per far parte la Spagna, il Portogallo, la Grecia, Malta, Cipro, la Croazia. la Slovenia, il Montenegro e l’Albania. Senza escludere a priori la Francia, che potrebbe a sua volta rompere con i vari tedeschi, austriaci e olandesi. Detto questo, il tenace, odioso e ripetuto tentativo della Germania (dall’infelice uscita di Christine Lagarde a capo della BCE che ci ha fatto perdere in 1 giorno qualche miliardo di euro a cui avrebbe suggerito una “collega” della Bundesbank) di legarci per sempre al MES decretando in pratica la fine della nostra indipendenza economica e un futuro ricco di sacrifici (come se con il coronavirus non li avessimo fatti) è il principale motivo per cui oggi l’UE, o parte di essa, rappresenterebbe per molti addirittura una “minaccia nazionale”.Paesi accomunati da economie molto più simili tra di loro e per questo naturalmente più affini, un passaggio estremamente doloroso e che però porrebbe fine alle tante tensioni che puntualmente animano la vita politica di un’Unione sempre meno tale, nei fatti. L’Italia si troverebbe a poter contare teoricamente su un mercato interno da oltre 200 milioni di abitanti. Difficile immaginare che un simile scenario non suonerebbe come una sconfitta per chi all’Europa unita ha sempre creduto. Altrettanto difficile, però, pensare che si possa andare avanti ancora su questa falsariga.
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