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Di Maio inviato Ue nel Golfo Persico, il retroscena: “Ricompensato da Draghi e Mattarella”

Non si placano le polemiche esplose dopo la nomina di Luigi Di Maio a inviato dell’Unione europea nel Golfo Persico decisa da Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri. Il governo italiano di centrodestra è salito sulle barricate, con conseguenti dichiarazioni al vetriolo degli esponenti di tutte le forze politiche che compongono la maggioranza. Ma da Bruxelles fanno orecchie da mercante, lasciando intendere che la nomina dell’ex ministro degli Esteri pentastellato sia stata decisa indipendentemente dal volere di Roma. A rendere ancora più bollente la questione ci pensa l’editorialista del Foglio, Salvatore Merlo, che rivela un clamoroso retroscena sul ruolo svolto nella vicenda dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’ex premier Mario Draghi.
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Di Maio Draghi Mattarella

Lo zampino di Draghi e Mattarella dietro la nomina di Di Maio

“Una piccola, piccola ricompensa per quanto fatto”, dichiara sibillino Salvatore Merlo, ospite della trasmissione Omnibus su La7. Secondo il giornalista del Foglio, dietro la nomina di Luigi Di Maio a inviato dell’Unione europea nel Golfo Persico ci sarebbero l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi “e forse anche Sergio Mattarella ci ha messo una buona parola”. Secondo Merlo, l’ex capo politico del M5S sarebbe stato ricompensato perché “ha evitato una drammatica rottura nella maggioranza del governo Draghi e una crisi di governo sulla guerra…vabbè ci siamo capiti”. 

Di Maio sarà tutto quello che vogliamo. – il giornalista si rivolge ironicamente al centrodestra – Non conosce i congiuntivi. Chiamava, immagino che ora avrà imparato, il presidente della Cina Mister Ping. Ma nel governo farebbero meglio a fare buon viso a cattivo gioco. Perché Di Maio è italiano e ha un ruolo attraverso il quale l’Italia può contare qualcosa. C’era Di Maio. Meglio di un greco o di un cipriota”, conclude così il suo retroscena sul presunto intervento di Draghi e Mattarella.

“Non è la scelta del governo”, boccia però senza appello la scelta dell’Ue Antonio Tajani, successore di Di Maio alla Farnesina. La Lega commenta invece con un durissimo “vergogna. Faremo di tutto per evitare la designazione”, pronunciato da Marco Zanni, presidente del gruppo di cui il partito di Matteo Salvini fa parte all’Europarlamento, Identità e democrazia. Mentre il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri si appella alla “dignità” dell’ex ministro, che dovrebbe rinunciare all’incarico in quanto “incapace”.
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