Cerca l’ennesimo bagno di folla, Matteo Salvini, per lasciarsi alle spalle la delusione di una crisi di governo che gli si sta pericolosamente ritorcendo contro. Lo fa in occasione della Versiliana, il festival inventato da Romano Battaglia, sfoggiando per l’occasione toni inediti, espressioni mai sentite prima. Mettendo al centro del suo intervento il popolo, chiamato se necessario a scendere in piazza. Un appello ripetuto in più occasioni nel corso della kermesse.
Si inizia col caso Open Arms: “Non mi stupirebbe la richiesta di processo. A quel punto spetta a voi…”. Si prosegue con l’ipotesi, nefasta per le sorti della Lega, di un nuovo governo tra Pd e Movimento Cinque Stelle, contro il quale il Capitano afferma di non poter intervenire “perché non abbiamo i numeri in Parlamento per fermarli”. E allora, ancora una volta, toccherà ai cittadini: “c’è il presidente della Repubblica che deve valutare se un tale governo risponde alla volontà del popolo. E poi ci siete voi!”.
Un concetto ribadito anche a Massa, in occasione della festa delle Lega: “Tenete il telefono acceso, se ci sarà da scendere in piazza per salvare l’Italia, la libertà e la democrazia noi ci saremo”. Una vera e propria chiamata alle armi, in attesa di conoscere il destino dell’esecutivo nelle prossime ore. Con Conte che sicuramente riserverà a Salvini parole al veleno. E che potrebbe dimettersi, aprendo la strada a nuovi scenari.
Il Capitano, insomma, ha capito il rischio di finire all’opposizione. E inizia già a lavorare sulla pancia degli italiani, con una serie di inviti a scendere in piazza precoci e pericolosi. Sì, pericolosi. Perché invocare la folla contro le scelte democratiche di un Parlamento significa, senza giri di parole, ricorrere alla violenza, reale o minacciata. Il fatto che a pronunciare certe parole sia il ministro dell’Interno rende il tutto ancora più grottesco.
La tentazione del Cav: sganciarsi da Salvini e appoggiare il governo Pd-M5S