“Stiamo aspettando una soluzione che non sembra arrivare, per questo ho deciso da sola di entrare nel porto che di notte è libero”. Questo è il messaggi, condiviso sui canali Twitter della Sea Watch, con il quale la comandante Carola Rackete ha comunicato la scelta di violare il divieto del Viminale e forzare il blocco delle motovedette italiane. La nave umanitaria è entrata nel porto di Lampedusa all’1:50 della notte tra venerdì e sabato poi, intorno alle tre, la sua comandante è stata arrestata dagli uomini della guardia di finanza.
L’accusa nei confronti della donna è di “resistenza o violenza contro nave da guerra”, un reato che prevede una pena da tre a dieci anni. I finanzieri contestano anche il tentato naufragio a proposito della manovra di attracco, ma saranno i magistrati a decidere. Secondo il deputato del Pd Gennaro Migliore, che è entrato nella caserma della Finanza, la capitana si trova nella stanza del comandante visto che la caserma non ha una cella di sicurezza.Una motovedetta della Guardia di Finanza aveva provato ad ostacolare l’ingresso della Sea Watch nel porto, ma il tentativo è durato poco. Mentre la capitana manovrava la nave entrata di poppa la motovedetta si è spostata lungo la banchina e andava avanti e indietro cercando di impedire l’attracco. La nave, però, ha proseguito nella manovra di accostamento rischiando di schiacciare l’imbarcazione dei finanzieri. “La comandante Carola non aveva altra scelta – dice Giorgia Linardi, portavoce di Sae Watch Italia – da 36 ore aveva dichiarato lo stato di necessità che le autorità italiane avevano ignorato”. “E’ stata una decisione disperata – dicono i legali della Ong tedesca Leonardo Marino e Alessandro Gamberini – per una situazione che era diventata disperata”.