Qualcuno ha già rassicurato tutti sulla sua volontà di rimanere saldamente all’interno del M5S. Tanti, hanno già iniziato a preparare i bagagli. Almeno un centinaio, pronti a seguire Giuseppe Conte nella sua nuova, futura avventura politica e abbandonare una galassia pentastellata che sembra sempre più prossima alla definitiva implosione. Con un nome su tutti a tenere banco, quello di Luigi Di Maio. Cosa farà l’attuale ministro degli Esteri di fronte alla spaccatura interna del partito, ormai insanabile?
Nelle scorse ore, Di Maio ha raggiunto Conte per un colloquio faccia a faccia, lontano da orecchie indiscrete. Ma ha deciso, almeno per ora, di non abbandonare la propria posizione, terza rispetto alle due fazioni che si sono venute a creare. Il ministro degli Esteri è convinto che da questa storia nessuno abbia guadagnato niente, una sconfitta collettiva che andava evitata a tutti i costi e che rischia di pesare come un macigno sulle speranze di un futuro migliore per il Movimento. E per questo, fino all’ultimo, ha spinto per una possibile conciliazione.
Conte ha detto di essere pronto a incontrare i parlamentari grilini per confrontarsi con loro sul suo progetto. Che non sarà più, inevitabilmente, all’interno del perimetro del Movimento, ma qualcosa di altro, diverso. Un suo partito pronto a venire alla luce in Parlamento già nelle prossime settimane, da una scissione dei gruppi. A seguirlo potrebbero essere soprattutto i pentastellati arrivati al secondo mandato, che nella nuova avventura dell’ex premier vedono anche un modo per proseguire la propria carriera politica.
I contiani, al momento, sono poco meno di un centinaio. Una cinquantina di deputati e una quarantina di senatori Cinque Stelle, con nomi di peso come Paola Taverna, Vito Crimi, Stefano Patuanelli. Grillo, nel frattempo, sta già ragionando sulle contromosse. Senza escludere anche un colpo di scena clamoroso: il ritorno di Alessandro Di Battista e lo strappo con il governo Draghi. Ipotesi che ha già messo in agitazione tutti i principali partiti che sostengono l’esecutivo.
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