Alla fine Giuseppe Conte ha ceduto a Beppe Grillo. Il fondatore del M5S si era detto irremovibile sul mantenimento del tetto dei due mandati per tutti gli esponenti pentastellati. Il capo politico si era invece detto possibilista sulla concessione di qualche deroga, almeno per qualche big storico del Movimento. E invece no. È stato lo stesso Conte a comunicare ai suoi che non ci sarà alcuna eccezione: chi ha svolto due mandati, in qualsiasi Parlamento, anche in Europa, non potrà aspirare ad una nuova candidatura.
Potrebbero così definitivamente tramontare i sogni di gloria di diversi nomi di spicco che hanno fatto la storia del movimento 5 Stelle e che sono rimasti fedeli nonostante le ripetute scissioni avvenute in questa legislatura. Si tratta tra gli altri di Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. quest’ultimo indicato da molti come l’artefice dell’arrivo dello stesso Giuseppe Conte nel M5S.
La brutta notizia per questi big pentastellati è, come appena accennato, che non potranno candidarsi per un seggio né alle elezioni Regionali e nemmeno a quelle Europee. Da quanto apprendono alcune fonti giornalistiche, tra cui Adnkronos, pare che Beppe Grillo non abbia voluto sentire ragioni rispetto ai tentativi di Conte di garantire una ricandidatura almeno ai fedelissimi del Movimento.
“Non mi sorprende, e non tanto perché il tetto dei due mandati sia una regola identitaria, visto che già è stato introdotto il mandato zero, ma in quanto un’ulteriore modifica della clausola non solo si scontrava contro la volontà di Grillo, e non a caso parlo di volontà, ma perché il processo avrebbe comportato infilarsi in un ginepraio giuridico che la metà basta”. Lo dichiara all’Adnkronos Lorenzo Borré, l’avvocato noto per le sue battaglie legali contro il M5S.
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