Il M5S è a una nuova svolta. Tra espulsioni, lotte intestine e l’elezione del comitato direttivo la situazione è a dir poco esplosiva. Il cambio al vertice non sarà che la goccia che farà traboccare il vaso. Una resa dei conti, insomma. Nel partito, infatti, non c’è più accordo su nulla. Chi pensava che la spaccatura fosse solo tra dissidenti e governisti si sbaglia, anche questi ultimi al proprio interno se le stanno suonando. Basti pensare a Paola Taverna che chiede di non cacciare i dissidenti che hanno votato contro Draghi “perché sono parte fondamentale del Movimento, oltre che amici fraterni e compagni di tante battaglie”. Ma dietro queste esternazioni e queste prese di posizione si nasconde un’altra questione: la voglia di ricoprire un ruolo centrale nel direttivo. Lo fa la Taverna, lo fa anche Di Maio, soprattutto Di Maio.
La Taverna, stando ai rumors, è data in testa per la candidatura al direttivo. Ma come racconta Il Secolo d’Italia, “è anche data come non candidabile per l’antica questione delle indennità. Primo nodo da sciogliere intorno al direttivo: chi si può candidare e chi no? I morosi o quelli incappati in qualche incidente, tipo la Taverna o Dino Giarrusso, anche lui fra i possibili nomi, ma inciampato nei finanziamenti della campagna elettorale, possono? Gli espulsi ricorrenti e i sottoposti a provvedimento, sui quali lo Statuto è incerto, possono? I non iscritti come Giuseppe Conte, per il quale si vocifera di un intervento diretto di Beppe Grillo e di una eventuale modifica statutaria, possono?”.
Ovviamente il caos regna sovrano, per cui non c’è ancora una risposta per nessuno degli interrogativi. “In questa cornice, dunque, va inserito quell’appello a recuperare il recuperabile lanciato dalla Taverna, che magari così conta di potersi accreditare come colei che ha rimesso insieme i cocci e salvato il Movimento. E che vuoi che sia, a quel punto, qualche indennità percepita di troppo. Ma agli altri nomi in campo converrebbe questo scenario? In pole per la candidatura al direttivo M5S ci sono anche Luigi Di Maio e Lucia Azzolina, anche lei – vai a capire – amatissima dalla base. Rappresentano l’ala più governista e, nonostante la sofferenza manifestata di fronte agli strappi, non è detto che vedano di buon occhio il rientro della fronda”.
Dietro le quinte, però, come al solito in politica, ci sarebbero altre manovre in atto: quelle per recuperare Giuseppe Conte. “Grillo, dicono i rumors, starebbe vedendo come fare per metterlo alla guida del Movimento. La mossa, almeno sulla carta, risolverebbe diversi problemini: dalle lotte interne per la leadership alla lettura drammatica dei sondaggi sulle intenzioni di voto. La partita non è facile, perché per fare spazio a Conte bisognerebbe modificare lo statuto con una doppia votazione su Rousseau”. Ma visto tutto quello che ha fatto fin qui il M5S questa appare una quisquiglia.
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