Luigi Di Maio ha preso la sua decisione: offrirà le sue dimissioni per rispondere agli attacchi interni e esterni al Movimento. L’annuncio questa sera in assemblea per sedare la rivolta dei parlamentari e poi un voto su Rousseau. Per aprire una “cabina di regia”, ma soprattutto per farsi rinnovare la fiducia dagli iscritti che lo scelsero nel settembre 2017. Solo così Luigi Di Maio potrà andare avanti. Un leader che d’ora in poi dovrà “tornare alle origini”. Mettendo in conto che il banco del governo potrebbe saltare.
Spunta anche l’ipotesi dell’addio alla Lega. Per il vicepremier si apre una partita complicatissima: da una parte deve guardarsi dal pressing di Matteo Salvini sul governo, dall’altra deve tenere unito il Movimento a rischio implosione. Il Capo politico in questo momento può contare sul sostegno dei ministri e dei sottosegretari, così come su quello dei peones al primo mandato.
Di Maio, però, è entrato nel mirino dei vecchi saggi del M5S: Nicola Morra, Carla Ruocco, Roberta Lombardi, svariati presidenti di commissione (tra loro Luigi Gallo, area Roberto Fico). Tutti coloro, insomma, che sono arrivati al secondo mandato. Ma soprattutto in queste ore si registra l’attivismo di Davide Casaleggio convinto che la crisi debba passare – o essere lavata – su Rousseau.
Il figlio del fondatore, subito dopo la sconfitta delle Europee, ha iniziato a mandare una serie di messaggi ai parlamentari fidati. Ha chiesto tre principi da cui ripartire. Un sondaggio, spiega chi conosce i modi di fare di Davide, che presto potrebbe approdare sulla piattaforma pentastellata. In modo che gli iscritti dettino l’agenda a Di Maio e a chi lo affiancherà (nella rosa c’è anche Alessandro Di Battista).
Uscirà dalla rete, dunque, la strategia da tenere nei confronti di Salvini: basta rinunce e timidezze come nei primi sette mesi di governo, meglio continuare ad andare all’attacco. Nella peggiore delle ipotesi, ragionano in molti, meglio ritornare al voto come forza strutturata di opposizione che andare avanti con il governo ma in posizione sempre più ininfluente.
Casaleggio sta pensando di chiedere agli iscritti di riconfermare i galloni di leader a Di Maio inserendo allo stesso tempo il tema dell’allargamento della segreteria politica. Beppe Grillo, in tutto questo, non sembra essere intenzionato a rientrare in gioco come parte attiva.
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