Notte fonda nel Movimento 5 Stelle. Mentre Giuseppe Conte viene chiamato a rifondare tutto, si consumano altre guerre intestine. Quella più aspra e significativa tra il garante Beppe Grillo e il figlio del fondatore Gianroberto Casaleggio, Davide. La guerra – stando a quanto ricostruito da Repubblica – potrebbe terminare con il clamoroso licenziamento di “Rousseau” da parte dello stesso Grillo. Una frattura dunque, necessaria per dare vita al nuovo Movimento, quello governista e che ormai nel Palazzo sa sguazzare. Altro che democrazia diretta… L’aria è talmente avvelenata che martedì si è consumata l’ultima lite. Cosa è successo?
Spiega Repubblica: “Giuseppe Conte – che ha l’onere di riscrivere daccapo le regole del Movimento – ha lasciato la pratica più spinosa al comitato di Garanzia. Il reggente Vito Crimi ha quindi chiesto a Casaleggio: ‘Facci una proposta commerciale per la sola funzionalità del voto’. Per sentirai rispondere: ‘La tua nomina è scaduta, non sei più il capo. Voglio parlare con chi ha i titoli per una mediazione’. E insomma non se n’è fatto nulla”. Davide Casaleggio ha continuato a ripetere – mano a mano che continuavano a cambiare – che le regole decise dal padre dovevano essere sacre, intoccabili.
Mentre ha lanciato il suo manifesto controVento, Casaleggio ha elencato regole che non sono altro che condizioni da porre ai 5 stelle: il limite dei mandati, la necessità che gli eletti facciano i “recall” (saranno cioè periodicamente valutati dalla base), l’obbligo di formazione continua (su Rousseau ovviamente), e a decidere devono essere gli attivisti su in modo partecipato, quindi non solo dicendo sì a decisioni già prese, come è sempre stato fatto fin qui. E chiede trasparenza anche sulle nomine, Casaleggio. Anche quelle vorrebbe si decidessero sulla sua Rousseau. I dirigenti del M5S, però, ufficialmente non replicano e non commentano. In privato, però, si scatenano. E cosa viene fuori?
“Sarà guerra”. “Faremo da soli”. E domande come: “Ma le cariche in Rousseau chi le decide?”. Tagliente Roberta Lombardi, la quale sbotta in chat: “Gianroberto credeva nella politica fatta senza soldi. è un peccato vedere che c’è chi vuole fare business con Rousseau”. La rivoluzione è in corso. La separazione è a un passo.
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