Con la nascita del governo giallorosso si alimentano i retroscena e le indiscrezioni sul possibili accordi tra i due partiti che non sono finalizzati solamente al programma di questo Conte-bis. Nelle ultime ore, infatti, si sta facendo sempre più insistente una voce. L’ha portata alla ribalta Giorgia Meloni, ma va detto che è arrivata alle orecchie di tanti ben informati che si aggirano per le segrete stanze. E ha a che fare con Romano Prodi.
Insieme alla nascita del governo M5S-PD ci sarebbe anche un piano per eleggere il prossimo capo dello Stato. Di chi si tratta? Dell’ex premier Romando Prodi. In un’intervista a La Stampa, Giorgia Meloni guarda al 2022, quando ci sarà la scadenza naturale del mandato di Mattarella.
Per la Meloni i dem non aspetterebbero altro che far eleggere Prodi come inquilino del Quirinale. Prodi non sarebbe nuovo a questa corsa. L’ex premier, in un libro-intervista, ha recentemente raccontato la sua versione della corsa al Quirinale nel 2013: “Avevo rigorosamente previsto l’esito del voto segreto”. I 101 franchi tiratori del Pd che fermarono la corsa di Prodi al Colle nel 2013 “in realtà sono stati quasi 120. So di aver ricevuto un concreto numero di voti sparsi qua e là al di fuori del Pd, tra centristi, grillini e truppe sparse”.
“E so che hanno votato per me un certo numero di miei antichi studenti”, dice Prodi nell’intervista. “L’esito del voto segreto – confida Prodi – lo avevo rigorosamente previsto, anche se con qualche voto negativo in meno”, ammette. “Molti hanno paura di votare per me. Hanno bisogno – a detta dell’ex premier – di qualcuno che garantisca una ‘controllabilità’ assoluta. Io la controllabilità non la garantivo e non la garantisco né al Pd né e Forza Italia e neppure ai grillini”.
Nello stesso libro Prodi racconta anche di aver ricevuto, dal presidente del Consiglio di allora Matteo Renzi, l’offerta di una possibile candidatura all’Onu. Renzi “ha gentilmente fatto cenno ad una mia possibile candidatura per la prossima segreteria delle Nazioni Unite. L’ho ringraziato, ma ho fatto presente la sostanziale impossibilità di realizzare questa proposta, sia per l’età che avrò quando questa carica così impegnativa diventerà vacante, sia per il forte supporto politico di cui godono altri candidati, che già si stanno attrezzando”.
Dunque, si muovono altre trame tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. La salita di Prodi al Quirinale, dopo quella mancata nel 2013, sarebbe vista di buon occhio da tutto il centrosinistra, da larga parte dei grillini e anche da – paradossalmente – il nemico storico: Berlusconi.
Ma, dato ancora più importante, la nomina di Prodi rassicurerebbe ancora di più le istituzioni europee e i mercati finanziari che lo conoscono molto bene. Sono solo voci? Staremo a vedere.
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