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“Renzi ha nominato Monti senatore a vita”. M5S, video imbarazzante dall’aula

“Il senatore Matteo Renzi ha nominato il senatore a vita Mario Monti”: così Agostino Santilllo, eletto col Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Campania, durante la discussione sul decreto Genova al Senato. La dichiarazione non è passata inosservata sui social a causa dei due errori compiuti dall’onorevole con un’unica frase: i senatori a vita sono nominati dal presidente della Repubblica e infatti Monti fu nominato da Giorgio Napolitano il 9 novembre 2011. Inoltre all’epoca il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, non Matteo Renzi.

Per la serie “dilettanti allo sbaraglio”, il Movimento 5 Stelle con questo ultimo intervento si conferma campione assoluto. Dopo le gaffe di Toninelli, re indiscusso di questa particolare disciplina, ora ci mancava Santillo dai banchi del senato a dare conferma urbi et orbi che non sanno nemmeno come funzioni lo Stato e cosa dica la Costituzione.

Ma d’altronde, essendo i 5 Stelle tra i principali diffusori di bufale, è tutto normale. E il problema è che in molti ieri si sono indignati: e non per l’assurdità di Santillo, ma perché hanno creduto che fosse vero! Renzi, si sa, è un’ossessione per il Movimento 5 Stelle e cercano sempre di infilarlo dappertutto pur di affibbiargli una colpa, in questo caso anche la nomina di Monti a senatore a vita.

Agostino Santillo, evidentemente in un impeto, in un’overdose di entusiasmo dettato dalla vertigine di chi dalla piazzetta di Casapulla è arrivato in scioltezza all’aula della Madama, ha imputato a Renzi, che aveva finito di parlare pochi minuti prima, anche la nomina di Mario Monti alla carica di Senatore a vita. Ora, noi non sappiamo dove si trovasse l’ing. Santillo negli ultimi mesi dell’anno 2011, quando Berlusconi fu sostituito a capo del Governo da Mario Monti…

La Costituzione, a riguardo, parla chiaro all’art. 59 che riconosce solo al Presidente della Repubblica e a nessun altro il potere assolutamente discrezionale di nominare i Senatori a vita tra i cittadini che abbiano dato lustro al Paese nell’economia, nella politica, nella cultura, nella scienza, nelle lettere. Evidentemente, Santillo stava bazzicando in qualche ufficio tecnico dei comuni dell’Appia, dove legittimamente cercava di comprendere quali fossero le strade per crescere professionalmente grazie ai meccanismi di spesa attivati dalle gare d’appalto, dagli incarichi sopra e sotto soglia, dalle direzioni dei lavori, dalle nomine a collaudatori dei comuni nostrani.

Ma il problema non è determinato dalla ignoranza, nell’accezione letterale del termine (absit iniuria verbis), ma nella doppia ignoranza del capogruppo dei senatori grillini, ammesso e non concesso che lui l’art. 59 lo conosca, dimostrata nel permettere all’ing. di Casapulla di rappresentare tutto il partito, cioè il primo partito d’Italia, in sede di dichiarazione di voto davanti alle telecamere nel Senato della Repubblica, nel quale uno, quando ci va, dovrebbe quantomeno porsi il problema di dare un’occhiata alla Costituzione, magari su un bignamino. Imbarazzante.

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