Alta tensione nel M5S sul Super green pass. Che il Movimento guidato da Giuseppe Conte non fosse compatto riguardo all’approvazione delle nuove misure restrittive contro il Covid, volute dal premier Mario Draghi, lo si è capito in diretta tv nella serata del 25 novembre. Il viceministro pentastellato alla Salute, Pierpaolo Sileri, invitato da Massimo Giletti a Non è l’Arena, è infatti rimasto per oltre un’ora nella sua auto nel parcheggio di La7 per discutere al telefono con il suo leader e altri esponenti del Movimento. Il sospetto di Giletti su eventuali spaccature sul Super green pass si è poi rivelato azzeccato, vista la pioggia di dichiarazioni contrarie arrivate da diversi esponenti pentastellati.
Nonostante le rassicurazioni di Sileri, sono dunque molti i dubbi sul Super green pass tra i suoi compagni di Movimento. “Ho avuto il Covid da asintomatico, ho anticorpi alti. Mi si chiede di fare il vaccino, ma io sto bene come sto, perché mi si chiede di fare il vaccino?”, protesta il senatore Mauro Coltorti, presidente della commissione Trasporti del Senato, nel corso di una riunione su Zoom alla presenza anche di Conte. “Con queste misure creiamo contrasto sociale che porterà nelle piazze proteste e disordini, le destre ci vanno a nozze. Allora a questo punto facciamo fare i tamponi anche ai vaccinati”, avverte Coltorti.
Con il Super green pass “si vogliono premiare i vaccinati. Ma noi sappiamo che si infettano e vanno anche all’ospedale. Non è che tutto questo si trasforma in un boomerang? Torno a chiedere perché non si parla mai di cure”, attacca la deputata Mirella Emiliozzi. “Sono assolutamente a favore dei vaccini. – dichiara invece il collega Marco Bella – Ma abbiamo visto che i contagi sono aumentati, i vaccinati non sono aumentati col green pass. Stiamo aumentando lo scontro sociale senza che tutto ciò ci abbia portato dei vantaggi. Sono molto perplesso su queste misure”.
Critica nei confronti del super certificato verde anche la deputata Patrizia Terzoni. “Dobbiamo cambiare atteggiamento e cercare di mettere di nuovo tutti sullo stesso livello, incentivare la terza dose per una certa fascia d’età, magari mettere anche l’obbligo da 50 anni in su. Ma facciamolo con cognizione di causa”, propone la pentastellata. “Siamo il Paese che ha più restrizioni di tutti nonostante siamo messi meglio. È il livello di vaccinazione che fa la differenza, non il green pass. 7 milioni di persone che si sentono discriminate ci odieranno e sono anche giustificate a odiarci”, aggiunge preoccupato Gabriele Lorenzoni.
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