La corte di Cassazione spiazza tutti: ‘Mondo di mezzo’ non è Mafia Capitale. La Corte ribalta così il verdetto d’appello, e stabilisce che l’organizzazione a delinquere capeggiata dall’ex Nar Massimo Carminati e dall’ex ras delle Cooperative Salvatore Buzzi non è stata un’associazione di stampo mafioso ma un’associazione a delinquere ‘semplice’. Di conseguenza, la pena andrà ricalcolata. “Con questa sentenza sicuramente la vita del mio assistito è cambiata”, ha detto subito il difensore di Salvatore Buzzi, l’avvocato Alessandro Diddi, esultando e commentando la sentenza.
I giudici del tribunale supremo si sono pronunciati su 32 imputati, di cui 17 condannati dalla Corte d’Appello di Roma proprio per associazione a delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante mafiosa e, ancora, per concorso esterno. Stando a questa nuova sentenza, questi 17 imputati dovranno rifare il processo per rideterminare le pene.
Secondo la procura di Roma da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi sarebbe stata costituita una “nuova” mafia, capace di influenzare la gestione degli appalti della Capitale. Mercoledì scorso la procura generale della Cassazione aveva chiesto la sostanziale convalida della sentenza d’appello, proponendo però di aggravare le pene per l’ex presidente di Ama, Franco Panzironi. Ad assistere alla lettura del dispositivo della sentenza anche il sindaco, Virginia Raggi, affiancata dal presidente della commissione bicamerale Antimafia, Nicola Morra.
Fin dagli arresti e poi in tutti i gradi di giudizio, a cominciare dal tribunale del Riesame, la parte più dibattuta dell’inchiesta è stata l’accusa di associazione mafiosa. Nonostante il riconoscimento dell’aggravante mafiosa per molti dei 43 originari imputati, la sentenza di secondo grado aveva ridotto le pene per Buzzi (da 19 anni a 18 anni e 4 mesi), e per Carminati (da 20 anni a 14 anni e sei mesi).
Ci sarà dunque un nuovo processo d’appello, davanti a una sezione diversa da quella che aveva ipotizzato le mani della ‘piovra’ su Roma. C’è scetticismo però nel mondo della politica e tra i cittadini stessi. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (M5s), commenta: “Le sentenze si rispettano, ma le perplessità, i dubbi, le ambiguità restano”.
Matteo Orfini, ex presidente ed ex commissario del Pd di Roma, mette in guardia dal rischio di una “autoassoluzione della città, perché la mafia a Roma c’è”.
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