Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, proseguono a 360 gradi le indagini degli investigatori contro la mafia in Sicilia. Nell’ultimo blitz, eseguito dai carabinieri a Palermo, sono finite in manette sette persone legate al clan Badagliacca, che opera nella zona di Mezzomonreale (zona sud-occidentale della città, al confine con Monreale). L’accusa è quella di aver pianificato l’omicidio di un architetto che avrebbe mancato di rispetto ad un boss detenuto. Ma le intercettazioni dei carabinieri disposte dalla Procura distrettuale antimafia, diretta dal procuratore capo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, hanno permesso di scoprire un documento inedito e importantissimo. Uno “statuto scritto dai padri costituenti” di Cosa Nostra.
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Lo statuto dei padri costituenti della mafia
“C’è lo statuto che hanno scritto i padri costituenti”, dicevano i mafiosi palermitani senza sapere di essere ascoltati. Le ultime indagini, come appena accennato, grazie all’utilizzo di microspie e intercettazioni, hanno permesso di scoprire l’organizzazione di un omicidio. L’indagine, coordinata dai sostituti Federica La Chioma e da Dario Scaletta, dimostra senza ombra di dubbio la volontà della mafia di riorganizzarsi secondo le antiche regole e gerarchie. Già nel 2018, inoltre, era stata scoperta la riorganizzazione della commissione provinciale di Palermo.
Le indagini dei carabinieri
In un comunicato del comando provinciale dei carabinieri, diretto dal generale Giuseppe De Liso, si legge che “nel contesto della riunione (tra mafiosi) si è registrato un costante richiamo degli indagati al rispetto delle regole e dei principi mafiosi più arcaici che, compendiati in un vero e proprio statuto scritto dai padri costituenti dell’organizzazione, sono considerati ancora oggi il baluardo dell’esistenza di Cosa nostra”. Insomma, le intercettazioni effettuate dimostrano che l’organizzazione mafiosa è ancora viva e vegeta. Anche perché, si apprende, sono stati scoperti i nomi di alcuni uomini d’onore riservati della cosca Badagliaccia.
Da quanto si apprende, i boss della cosca Badagliaccia, che è inserita all’interno del mandamento mafioso di Pagliarelli, negli ultimi tempi avevano fiutato la presenza sempre più pressante delle forze dell’ordine. Per questo ultimamente avevano cercato di evitare in ogni modo le intercettazioni, anche riunendosi fuori città o in luoghi sempre diversi. Ma i carabinieri del nucleo Investigativo, guidati dal tenente colonnello Salvatore Di Gesare, sono riusciti lo stesso a spiarli. Ad esempio nella casa in provincia di Caltanissetta dove erano soliti riunirsi. Insomma, nonostante i continui arresti, compreso quello di Matteo Messina Denaro, la mafia non ha alcuna intenzione di andare in pensione.
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