Già mangiamo insetti, ma senza saperlo. L’alimentazione non è un fatto secondario nella vita di ogni essere vivente e, per ogni specie, è determinata geneticamente. I problemi posti dal consumo di insetti sono rivelanti, particolarmente dal punto di vista igienico, e il loro consumo, peraltro, potrebbe essere inutile data la scarsa qualità delle proteine della loro carne. Gli insetti, inoltre, contengono chitina, che non può essere elaborata dal nostro intestino. In Italia, poi, da questo punto di vista possiamo ritenerci fortunati. E dovremmo mangiare insetti perché “ce lo chiede l’Europa?”. A fronte di tutto ciò, stupisce ma neppure tanto che taluni “professionisti dell’informazione” stiano tentando di sdoganare il tema. Dopo la sceneggiata in favore di telecamera da parte di Alessandro Cecchi Paone, ecco che la Repubblica nel suo inserto “Gusto” (o disgusto?) ha proposto ai suoi lettori un viaggio in dieci punti vendita della Grande distribuzione presente in tutta Italia Il campione è composto da dieci supermarket Conad, Coop, Pam, Esselunga, Elite, Gros, Dem, Pewex e Carrefour di Roma. Emerge che, in un certo senso, noi già mangiamo insetti. Mettiamo più attenzione nel leggere le etichette degli ingredienti di ciò che acquistiamo, specie ora che è arrivata l’autorizzazione dell’Unione europea alla commercializzazione di Acheta domesticus, ovvero il grillo domestico in polvere, che segue l’altrettanto controversa approvazione, nei mesi scorsi, delle tarme della farina essiccate e della locusta migratoria nel piatto. (Continua a leggere dopo la foto)
L’inizio del reportage ci guida assieme ad “Anita, una bambina di otto anni”. Il punto non è se Anita esista davvero; il punto è che, in effetti, la farina derivata da insetti si ritrova, ad esempio, in “uno dei suoi yogurt preferiti”, al gusto fragola e con tanti confettini golosi. Non sa, Anita, ma almeno noi ora lo sappiamo, che a colorarlo di rosa ha contribuito un piccolo insetto chiamato cocciniglia. La stessa cocciniglia si può trovare anche nei cosmetici come rossetti rossi e fard e anche, ma più raramente, nei tessuti. La cocciniglia femmina, inoltre, colora diverse bevande color rubino, prosegue il reportage di Luisa Mosello. Il colorante E120 o carminio, la sigla e il termine che indicano la cocciniglia, non è vietato, e fra gli yogurt anche quelli alla fragola e alla ciliegia, zero grassi, Vitasnella (Danone) fino a qualche anno fa contenevano il colorante in questione. Attualmente, si legge sul sito, sono stati sostituiti. (Continua a leggere dopo la foto)
Sull’etichetta di “Goleador Doppia Caramella Gommosa con Gusto di Frutta” il carminio invece compare come colorante, e stesso dicasi per gli orsetti gommosi Haribo. E ancora lo stesso colorante è presente nel Bitter e nel SanBitter rosso. In altri marchi di bevande rosse analcoliche non appare la cocciniglia, ma le sigle di coloranti sintetici seguite dalla scritta “Possono influire negativamente sull’attività e sull’attenzione dei bambini”. Si tratta dell’E110 e dell’E122, ovvero l’azorubina. In alcuni Paesi, per esempio negli Stati Uniti, sarebbero vietati perché considerati potenti allergeni.