Avete mai sentito parlare di protesi connesse al tessuto neurale? La tecnologia e la ricerca vanno avanti complimentando studi ed esperienze nel settore. Per quanto riguarda le protesi alla mano, oggi al fanta scienza è finalmente diventata realtà: sono moltissimi gli esperimenti che riguardano protesi cibernetiche da trapiantarsi sul polso e collegata direttamente con gli impulsi neuronici. Questo darà la possibilità di rendere sempre più ampia la gamma di sensazioni dei movimenti che si stanno compiendo. Dunque ricerca e tecnologia puntano al passo successivo: far diventare una mano protesica anche una mano intelligente, fornendo alle protesi il senso del tatto. Questo darà la possibilità alla mente di controllare la pulsione di chi le indossa e di percepire ciò che stanno toccando.
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Le mani intelligenti di Psyonic
Finora infatti, il problema comune ha tutti coloro che indossavano una protesi era quello di non riuscire a percepire la pressione: ciò capitava quando stringevano le mani ad altre persone, prendevano un bicchiere o una cosa più delicata come il guscio d’uovo.
Garrett Anderson ne rappresenta l’esempio perfetto: ex-sergente dell’esercito degli Stati Uniti in pensione, Anderson aveva perso il braccio destro nel 2005 mentre era in pattuglia in Iraq. Ben anche lui, come tanti nelle sue condizioni, non riusciva a dire quanta pressione stava applicando con la sua mano protesica, una volta ruppe quasi la mano della nonna mentre la stava solo stringendo.
“Posso sentire il tocco della mano di mia figlia o toccare la mano di mia moglie e prendere un guscio d’uovo vuoto senza schiacciarlo“, afferma entusiasta Anderson. Il prototipo di ultima generazione arriva da Psyonic, una startup operativa al Research Park dell’Università dell’Illinois, a Urbana-Champaign. Psyonic prevede di fornire protesi commerciali con rilevamento della pressione già dal prossimo anno, e quelle con feedback sensoriale subito dopo.
Come molte protesi già sul mercato, la mano ideata da Psyonic di Anderson è quella che viene chiamata “una protesi mioelettrica“, il che significa che è controllata usando segnali elettrici generati dai restanti muscoli del suo braccio. I muscoli del suo avambraccio dicono alle sue dita di flettersi ed estendersi, e ciò accade come per tutti noi.
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Ricerca e tecnologia complementari
La tecnologia è davvero in procinto di trasformare l’impensabile in realtà. Le protesi, solo all’apparenza fredde e insensibili, si trasformano in estensioni del corpo umano e possono essere finalmente controllate dalla mente regalando, a chi le indossa, un senso del tatto e una maggiore libertà di movimento.
Insieme al feedback sensoriale, la protesi in gomma e in silicone di Psyonic utilizzano l’apprendimento automatico per dare un controllo intuitivo a chi lo indossa. Il Modular Prosthetic Limb della Johns Hopkins University promette di fornire forza “umana”, abilità e sensibilità dettate dal pensiero. Il progetto è attualmente in fase di ricerca, ma non è l’unica. Anche la compagnia islandese Ossur sta conducendo prove precliniche su protesi di piedi e piedi controllati dalla mente. Questi e altri progressi potrebbero rendere finalmente più facile per gli amputati svolgere i compiti che la maggior parte delle persone dà per scontati.
L’esempio Made in Italy
Anche l’Italia e la ricerca sono all’avanguardia nel settore: solo di pochi mesi fa la notizia dell’intervento eseguito al policlinico Gemelli di Roma ad Almerina Mascarello, 55 anni, la prima persona italiana a cui è stata impiantata una mano bionica. La protesi della mano è stata sviluppata a Pisa, alla scuola superiore Sant’Anna. Un esempio di eccellenza tecnologia Made in Italy.