Sale a livelli altissimi la tensione in Parlamento tra maggioranza e opposizione e Giorgia Meloni è in difficoltà. Oggetto del contendere sono i tempi di approvazione della manovra economica che va licenziata per forza entro il 31 dicembre per non incappare nell’esercizio provvisorio. Sono arrivati in aula gli emendamenti già firmati dal governo che ora dovrebbero essere approvati prima dalla commissione Bilancio e poi dai deputati di Montecitorio. Alla fine la commissione è stata convocata per le 18,30 di oggi, 19 dicembre, tra le proteste dell’opposizione che pretendeva di riprendere i lavori alle 14. Il governo viene criticato aspramente soprattutto da alcuni esponenti del Terzo polo.
“Siamo al 19 di dicembre con nessun emendamento approvato, nessun emendamento dei relatori e un ufficio di presidenza di commissione convocato solo sulla carta. – sbotta con i giornalisti di fronte a Montecitorio il deputato di Azione-Italia Viva Matteo Richetti – Io credo che questo sia un modo di procedere che mette a repentaglio non solo l’esercizio provvisorio, ma quello che sta nei fondamentali della democrazia che è il rispetto tra maggioranza e opposizione, tra governo e parlamento”.
“Da qui alle prossime ore il nostro atteggiamento sarà recriminativo, di far fare alla commissione il suo lavoro fino in fondo. Perché se qualcuno pensa, presentati i cinque maxiemendamenti che contengono la manovra, di fare qualche minuto di intrattenimento, votarli di corsa, venire in aula e mettere la fiducia, sappia che troverà qualcuno che difende le istituzioni della Repubblica sino alla fine”, conclude Richetti.
“Abbiamo passato quattro giorni in commissione Bilancio a perdere tempo nell’attesa che la maggioranza trovasse un accordo. – rincara la dose il collega Luigi Marattin – Il punto cruciale è che questa maggioranza non è pronta a modificare la legge di Bilancio. Coloro che si professavano pronti, che ogni cinque minuti ci ricordano che da trent’anni hanno un’alleanza politica solida, che governano 15 Regioni su 20, hanno vinto le elezioni e non riescono a trovare un accordo sulla legge di Bilancio, il provvedimento più importante della politica economica dello Stato”, punta il dito Marattin.
“Sono arrivati e pensavano di proseguire la campagna elettorale, forse perché da qualche tempo a questa parte in Italia la politica ti prepara a fare l’opposizione non a governare. Ma il Paese lo cambi solo lo governando, e quello che stiamo vedendo è la drammatica dimostrazione della impreparazione, approssimazione con cui qualche forza politica pensa di poter governare un Paese del G7. Ci appelliamo alle più alte istituzioni della Repubblica perché quel che sta accadendo potrebbe essere una ferita al modo in cui funzionano le nostre malconce istituzioni”, conclude Marattin.
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