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La scuola? Toh, il governo se l’è proprio dimenticata nel Def! Tagli e zero risorse

Da un governo che vara una manovra tesa all’assistenzialismo e non alla crescita reale con investimenti sul futuro è normale aspettarsi di dover arrivare a pagina 95 della Nota di aggiornamento del Def per trovare il capitolo istruzione. Quattro pagine fitte di parole, nessuna cifra. È il documento su cui punta gli occhi il mondo della scuola. Soprattutto per il trattamento economico dei docenti e del restante personale, c’è molto poco. Di sicuro non si parla né di rinnovo del contratto e neppure di risorse per chiudere la falla della perequazione degli stipendi meno elevati.

In altre parole è ormai sicuro che a partire da gennaio personale Ata e docenti con meno di 15 anni di servizio subiranno una decurtazione degli stipendi variabile da 4-5 euro mensili fino a 27-30 (il taglio sarà tanto maggiore quanto più basso è lo stipendio): lo 0,4% in meno, come è scritto nei “dati di consuntivo”.

Quanto al rinnovo dei contratti pubblici non se ne parla del tutto, nella migliore delle ipotesi potrebbe esserci un piccolo stanziamento del tutto insufficiente per aprire una qualsivoglia trattativa. Intanto spunta l’ipotesi che una parte delle risorse necessarie per “irrobustire” gli organici potrebbe derivare da una riduzione (se non addirittura da un azzeramento) dei fondi destinati alla “valorizzazione” della professionalità docente e cioè dal bonus per il merito.

Il governo, insomma, taglia alla scuola e “risparmia” 30 milioni di euro circa con l’abbassamento degli stipendi dello 0,4%. Altri 50 milioni il governo li racciuffa dimezzando le ora di alternanza scuola-lavoro. Non c’è il minimo segnale di una vaga intenzione di investire nel mondo della scuola iniettando risorse.

Nessuna cifra, nessun dettaglio. Solo intenti a costo zero. “Una scatola vuota”, come commenta Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola. Sullo stesso tono anche il segretario generale della Cigl scuola, Francesco Sinopoli: “Per noi sono prioritari gli investimenti concreti sulla conoscenza, e qui non se ne vedono”.

Per il comparto dell’Istruzione siamo alle solite: dopo un’intensa campagna di buoni intenti e di promesse di investimenti per gli insegnanti, i cui stipendi si sarebbero dovuti collocare in linea con quelli europei, la nota di aggiornamento del Def, pubblicata in queste ore, ci dice che sono in arrivo tagli per 150 milioni al comparto e nemmeno un centesimo per il rinnovo contrattuale. Chi ne farà le spese? Il Paese intero, che non costruisce così futuro.

 

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