A poco più di tre anni dalla morte di Diego Armando Maradona, i giudici della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso degli eredi del campione contro una presunta evasione fiscale che si aggira sui 37 milioni di euro. La vertenza è legata ai compensi versati dal Napoli al giocatore argentino nella seconda metà degli anni Ottanta: nei pagamenti dei diritti di immagine su conti esteri (in Liechtenstein) da parte di due società straniere si configurò infatti un’evasione fiscale, all’epoca di 40 miliardi di lire, poi lievitata negli anni a 37 milioni di euro, più di metà dei quali in interessi di mora.
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Accolto il ricorso degli eredi
Ma ora la sezione tributaria della Cassazione ha accolto il ricorso discusso dall’avvocato Massimo Garzilli, che rappresenta Diego Armando Maradona con l’avvocato Angelo Pisani, rimandando tutto alla commissione tributaria della Campania, che dovrà esprimersi nuovamente sulla vicenda.
In caso di giudizio negativo definitivo, l’eventuale debito residuo in sospeso ricadrebbe sulle spalle degli eredi. Partita all’ a inizio degli anni Novanta, la vicenda è stata segnata da una serie di ricorsi e di sequestri. A un certo punto i legali di Maradona invocarono l’autotutela, chiedendo che fosse esteso anche a lui il condono di cui, per la stessa vicenda, aveva beneficiato il Napoli. Le commissioni tributarie provinciale e regionale rigettarono i ricorsi. Di qui la scelta di andare in Cassazione.