Lo aveva sostenuto in passato e lo ha ribadito in maniera più netta in questi giorni, trovandosi a fare i conti con l’odio dei sostenitori del suo stesso partito. Lui, Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo Economico della giunta veneta con il Carroccio, si è sempre dichiarato fortemente antifascista. E sul caso Durigon ha espresso parole chiare: “Nel partito non c’è spazio per i fascisti”. Una presa di posizione che molti, nel Carroccio, non gli hanno perdonato.
Nel giro di pochi giorni, Marcato si è trovato nella bufera per diversi motivi. Innanzitutto un post su Facebook in cui commentava la morte di Gino Strada, fondatore di Emergency, e che gli ha attirato contro insulti a non finire. Con tanto di risposta dello stesso assessore agli hater: “Trovo intollerabile la mancanza di pietà cristiana di fronte alla morte di una persona. Trovo intollerabile la violenza di alcuni commenti a questo post. Trovo intollerabile che si debba avere pietà solo per chi la pensa come noi”.
Poi, in un’intervista al Corriere della Sera, Marcato aveva spiegato: “Io mi sono iscritto alla Lega nel 1992 perché era autonomista, nordista o meglio venetista, e antifascista”. Secondo l’assessore, quello della Lega di destra “è un cortocircuito tutto italiano”, dettato probabilmente dalle “posizioni nette, giustissime, sulla sicurezza e l’immigrazione” prese dal Carroccio col passare degli anni. “Ma che c’entriamo noi col fascismo, il centralismo, il culto di Roma, il nazionalismo? Assolutamente nulla”.
“Noi siamo alternativi alla proposta politica di Fdi, se uno ha certe idee, meglio vada lì o cerchi altri lidi, nella Lega non c’è posto” aveva aggiunto Marcato. Con parole che molti avevano interpretato come un riferimento al caso Durigon, il sottosegretario leghista all’Economia che vorrebbe intitolare il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, il fratello del Duce. E allora giù con insulti e minacce. Evidentemente dichiararsi antifascista, nella Lega di oggi, è estremamente pericoloso.
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