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Al fianco di curdi, migranti, pastori e comunità Lgbt: Marchisio è la nuova icona dei social

Non è un politico, né uno scrittore, un pensatore, un filosofo o un intellettuale. Ma un ex calciatore che è stato anche capitano della Juventus e, per almeno un lustro, titolare fisso della Nazionale italiana. Ecco chi è il nuovo idolo dei social (soprattutto per la sinistra). Claudio Marchisio. A proposito della situazione in Siria ieri ha scritto un post che in pochissimi minuti è subito diventato virale: “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini…’, questo scriveva Anna Frank nel suo diario, nel 1942. Oggi, 77 anni dopo, è iniziato il bombardamento della Turchia contro i Curdi in Siria. Una vergogna per tutta la comunità internazionale. Sentiamoci pure responsabili per ogni vittima”.

Marchisio non è nuovo a questo tipo di riflessioni, ed è per questo che da molto tempo sono in molti a seguirlo e a condividere i suoi pensieri. Marchisio è uno che prende posizione. Sempre. Anche quando non è comodo o conveniente e su temi che non ti attenderesti di vedere uscire dalla bocca di un giocatore di calcio: migranti, clima, ambiente, diritti Lgbt, le lotte sindacali dei pastori sardi.

Il 24 marzo 2017, pochi giorni prima della finale di Champions League col Real Madrid, un’imbarcazione carica di migranti si rovescia al largo della Libia: 34 i morti, tra cui anche diversi bambini. Claudio legge e si sfoga su Instagram: “Viaggi della speranza che finiscono in tragedia per molte persone! Ancora corpi senza vita nel Mediterraneo. Come sta cambiando il mondo?”. È la prima volta che Marchisio prende una posizione così forte e netta sui social, e le reazioni non tardano ad arrivare.

In un florilegio di commenti entusiasti, arrivano anche le critiche, alcune pesantissime, cariche d’odio: “Pensa alla Champions che è più importante di questi 4 monnezzari”. Il 20 giugno del 2018, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, compare in una foto in bianco e nero con un cartello dell’Unhcr in mano e un hashtag, #withrefugees, accompagnato da un breve testo: “E tu da che parte stai?”.

Pochi mesi dopo dal Kenya arriva la notizia del rapimento della cooperante milanese Silvia Romano. “La nostra meglio gioventù che ci riempie d’orgoglio il cui esempio vola sopra la tristezza dei pidocchi che la criticano”, scrive. Claudio diventa un’icona planetaria dei diritti della comunità Lgbt. Si batte per il latte dei pastori sardi, sostiene Slow Food, lotta contro il surriscaldamento globale, e ha un chiodo fisso che lo tormenta: i migranti. Non solo la rotta del Mediterraneo, ma anche la frontiera americana.

Quando, nel giugno scorso, fa il giro del mondo la foto di un padre e figlio morti annegati nel Rio Grande avvinghiati nella stessa maglia slabbrata, il “Principino” (questo il suo soprannome da calciatore) perde il suo aplomb ed esplode: “Ma da cosa cazzo ci stiamo proteggendo?”.

Lui spiega: “Devo insegnare ai miei figli solo a tirare calci a un pallone? Forse ho solo un po’ di coraggio: sono consapevole di espormi a commenti feroci, però dico la mia. Vedo che l’infelicità si sta trasformando in odio ed è pericoloso che la politica solletichi certi timori”. E siamo a due giorni fa, quando Marchisio si schiera apertamente – con parole durissime – dalla parte del popolo curdo e contro l’indifferenza della comunità internazionale nei confronti di Erdogan e dell’invasione turca. Avanti così, Claudio!

 

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