Marco Damilano nei guai dopo l’intervista al filosofo francese Bernard Henry Levy. Il giornalista è da poco stato promosso alla conduzione di un programma di approfondimento politico, Il cavallo e la torre, in onda su Rai3 nella fascia preserale. Una puntata “a senso unico”, quella andata in onda il 19 settembre, secondo molti esponenti del centrodestra che accusano Damilano di aver dato troppo spazio alle opinioni della sinistra, in aperta violazione della par condicio a pochi giorni dalle elezioni del 25 settembre. Ma ora il conduttore sarà costretto a scusarsi in diretta tv.
Secondo quanto si apprende, l’Agcom ha ordinato alla Rai di trasmettere il prima possibile “un messaggio in cui il conduttore comunichi che nel programma non sono stati rispettati i principi di pluralismo, obiettività, completezza, correttezza, lealtà e imparzialità dell’informazione”, si legge nella nota diffusa dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Il procedimento nei confronti di Marco Damilano deciso dall’Agcom è stato votato da tutti i suoi componenti, ad esclusione di Elisa Giomi del M5S. Favorevoli Giacomelli (Pd), Capitanio (Lega), Aria e il presidente Lasorella. Marco Damilano sarebbe “palesemente asservito a una corrente politica”, sostengono i parlamentari della Lega membri della commissione di Vigilanza Rai. E il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, rincara la dose accusando la sinistra di considerare la Rai “una sua dependance”.
“Dopo settimane di silenzio, l’Agcom batte un colpo con un provvedimento che non ha precedenti e ha il sapore dello sfregio ai danni di un professionista di primo livello. – protesta invece Michele Anzaldi di Italia Viva – La gogna pubblica. Non era mai accaduto. Il bilanciamento della puntata del giorno dopo è stato ritenuto ‘non sufficiente’. Quindi per riequilibrare serviva qualcuno che attaccasse Letta o Calenda? Ma di che parliamo?”, conclude.
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