Marco Travaglio scatenato contro Mario Draghi durante l’ultima puntata di Otto e mezzo. Ospite di Lilli Gruber, il direttore del Fatto Quotidiano affonda senza pietà la candidatura del premier alla presidenza della Repubblica. E lo paragona persino a Francesco Schettino, il capitano della Costa Concordia che abbandonò la nave mentre affondava.
“Per quanto mi riguarda è inutile che dica che cosa ne penso della Casellati. – interviene Travaglio nella discussione a Otto e mezzo – Dopodiché ho sentito molta fantascienza perché andrei a vedere che cosa fa Italia Viva e cosa fanno i renziani del Pd. Perché i 5 Stelle che votano la Casellati alla presidenza della Repubblica è fantascienza come la candidatura di Frattini che è stata inventata stamattina per fare in modo che i due leader potessero dimostrare la loro esistenza in vita annientando una candidatura che non è mai esistita”.
La Gruber gli domanda se abbia capito chi voglia il M5S alla presidenza della Repubblica. “Credo che vogliano un nome decente e condiviso. Come credo voglia Letta dopo le tentazioni draghiane che ha avuto” replica Travaglio suscitando la reazione piccata della conduttrice che chiosa: “Tutti lo dicono”. Ma il direttore del Fatto riprende il discorso spiegando che “qui si stanno raccontando una serie di leggende metropolitane, come quella che si sta perdendo tempo”. Tesi che lui respinge, visto che prevede che il prossimo inquilino del Quirinale verrà eletto almeno alla quarta chiama.
“Se c’è stato stallo finora, è dovuto al fatto che, contro le regole, prima Berlusconi e poi Draghi si sono candidati e al momento non ce l’hanno fatta. – attacca quindi Travaglio – Ma soprattutto si sta raccontando che la maggioranza del presidente della repubblica è uguale a quella del governo. I governi hanno una maggioranza e i presidenti della Repubblica un’altra. Questa maggioranza è stata affidata a Draghi perché governasse fino alla fine della legislatura. Oggi abbiamo avuto 468 morti. Mi domando con quale irresponsabilità Draghi sta picconando il suo governo, la sua immagine e il suo Paese in nome di un’ambizione personale.
Anche i suoi amici dell’Economist scoprono che per ambizione personale sta diventando il destabilizzatore dell’Italia. Ha detto di essere il nonno al servizio del Paese. Adesso mi pare che voglia un Paese al servizio del nonno. Non immaginavo che sarebbe arrivato a questo punto. L’ho paragonato a Schettino: i partiti gli dicono di restare a bordo e lui vuole scappare”, conclude.
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