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Mario Draghi non ci sta: le accuse di Giorgia rispedite al mittente

Mario Draghi non ci sta. Non tollera lo scaricabarile del governo Meloni sul suo Esecutivo per il disastro sull’attuazione del Pnrr, in netto ritardo. Una situazione che probabilmente porterà allo stop alla rata di 19 miliardi che l’Italia avrebbe dovuto ricevere per il secondo semestre 2022. Leggi anche Pnrr, lo sfogo di Matteo Salvini: “Datemi più soldi”

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Meloni e i suoi, ministro per il Pnrr Fitto in primis, hanno accusato il governo dell’ex presidente della Bce. Ma Mario Draghi non ci sta. Qualche giorno fa la premier gli ha telefonato per spiegargli che il bersaglio delle invettive del governo non è lui ma un’Europa ostile che si mostrava più comprensiva col precedente esecutivo e che invece è intransigente con la nuova maggioranza sovranista italiana. Leggi anche Giorgia Meloni si arrende: sul Pnrr ha fallito

L’irritazione di SuperMario per le accuse dei meloniani, del resto, erano emerse già alla vigilia dell’ufficializzazione da parte della Commissione europea all’ultimatum di un mese sulla terza tranche di finanziamenti all’Italia. Ed erano emerse tramite le parole del suo amico personale e consigliere economico dell’ex premier, il professore della Bocconi Francesco Giavazzi, intervistato in tv da Lucia Annunziata. “Chi dice oggi che il Piano è in ritardo non capisce come funziona” ha chiarito senza tanti giri di parole Giavazzi. Il riferimento a Giorgia Meloni e ai suoi ministri è chiaro, come chiara è la matrice draghiana di quelle parole, tanto che il professore della Bocconi si era consultato con SuperMario prima di accettare l’invito della Annunziata. Leggi anche Giorgia Meloni si arrende: sul Pnrr ha fallito

“Non si potevano spendere immediatamente 190 miliardi, bisognava preparare l’assetto normativo – spiega Draghi per bocca di Giavazzi -. Ora bisogna essere pronti. E il ministro Fitto comincerà ad attuare le cose. La montagna di soldi del Pnrr aiuterà il Paese, vale 12 punti del Pil in quattro anni. Difficile immaginare che nel 2023 si possa dunque fermare la crescita. A meno che non riusciremo a spendere questi soldi, nel qual caso torneremmo indietro. Ma spenderli è un nostro interesse, non c’entra Bruxelles”. Leggi anche Italia sull’orlo del baratro, salta la tranche Pnrr?

La posizione di Draghi è chiara, anche se l’ex presidente della BCE ha scelto il low profile e non controbatte ai sovranisti. Tace, perché sa che rispondere a ton, come giusto, creerebbe problemi all’Italia in Europa. Però non ci sta a passare per il colpevole delle mancanze di Meloni e non tollera gli attacchi scomposti di Fitto e soprattutto di Salvini. Il quale, peraltro, dimentica che al governo con Draghi c’era anche lui.

Per ora Draghi tace. Sopporta le scuse telefoniche accampate da Meloni. Ma non potrà tollerare per sempre gli attacchi del governo in carica. E nel frattempo l’Italia accumula ritardo sul Pnrr. “Io so solo che Draghi ha lasciato le cose in ordine – interviene Bruno Tabacci, sottosegretario a Palazzo Chigi con l’ex banchiere –. Ha promosso una transizione leale e ordinata. E loro adesso lo tirano in ballo. Difficile che succeda, ma se Draghi dovesse seccarsi per davvero, ne vedremmo delle belle…”.

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