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Mark Zuckerberg, scandalo Cambridge Analytica: “Io ancora l’uomo giusto per guidare Facebook”

Mark Zuckerberg cambia rotta e, dopo aver trascorso giorni lontano dai riflettori, decide di ammettere gli sbagli commessi da Facebook. Alla luce dello scandalo Cambridge Analytica, infatti, il 33enne CEO a capo del più importante social network al mondo rende noti i dati relativi agli utenti coinvolti. Nonostante questo, Zuckerberg sembra non voler abbassare la testa e si dice convinto di essere ancora la persona giusta per riportare in auge Facebook dopo le notizie degli scandali.

Mark Zuckerberg: “La vita è imparare dagli errori”

“La vita è tutto un imparare dagli errori e capire come fare per andare avanti” – ha spiegato nella giornata di ieri Mark Zuckerberg che, dopo giorni di silenzio, ha deciso di ammettere i propri errori. In controtendenza rispetto al passato, infatti, il CEO di Facebook ha deciso di esporsi alla stampa, prima di parlare l’11 aprile al Congresso USA. Ma si tratta davvero di un’ammissione di colpa o solo di una strategia imprenditoriale? Sebbene, almeno per ora, non ci sia dato saperlo, ciò che è certo è che l’intenzione di Mark Zuckerberg è quella di non abbandonare Facebook. Il 33enne, fondatore dell’azienda nonché tra gli ideatori del social network più utilizzato del mondo, ha affermato infatti di essere ancora “L’uomo giusto per guidare Facebook dopo gli scandali”.
In fondo, l’idea di business di Mark Zuckerberg è stata chiara sin dagli albori di Facebook: l’imprenditore si è sempre detto convinto di doversi muovere velocemente, anche a costo di “rompere molte cose”. Ma cosa succederà adesso che è crollata la fiducia degli utenti e anche delle aziende utilizzatrici del social network?

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Per ora, come anticipato, Zuckerberg si è mostrato pronto ad ammettere i propri errori. In particolare, nella giornata di ieri ha parlato di ben 87milioni di persone coinvolte nello scandalo Cambridge Analytica, oltre 214mila dei quali presumibilmente italiane e circa 30 milioni in più di quanto inizialmente ipotizzato. Il più grande errore? Probabilmente quello di affidare il proprio business ad un algoritmo.
Una delle capacità più grandi di Zuckerberg – già coinvolto in passato in questioni legate alla privacy dei propri utenti – sembra però quella di rialzarsi a testa alta: tra gli obiettivi principali del CEO, infatti, c’è quello di prendere coscienza dell’effetto del social media sulla vita delle persone e, in questo senso, prendere provvedimenti sostanziali che porteranno ad un radicale cambiamento di Facebook entro la fine del 2018.

I big della Silicon Valley contro Facebook

Lo scandalo Cambridge Analytica, come immaginabile, ha portato a chiedersi quale sarà il futuro dei social media e del web in genere. Sono infatti moltissime le questioni legate ad un utilizzo sbagliato o, comunque, poco chiaro delle nuove tecnologie: dall’influenza su questioni politiche alla paura per la privacy dei privati sino a quella delle grandi aziende.
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A mostrarsi particolarmente spaventati ma anche contrari ad un utilizzo incontrollato delle tecnologie di ultima generazione sono però gli imprenditori della Silicon Valley. Elon Musk, dopo aver in passato attaccato Mark Zuckerberg in tema di Intelligenza Artificiale, ha deciso di chiudere i profili Facebook delle proprie aziende. Tim Cook è invece quello che, dopo gli ultimi scandali, ha fatto sentire più di altri la propria voce: l’imprenditore alla guida di Apple, infatti, ha ribadito come il vero prodotto di Facebook – servizio da sempre gratuito per i propri utenti – sia necessariamente l’utente finale e di conseguenza i suoi dati. Si è espressa senza troppi giri di parole anche la CEO di Ibm, Ginni Rometty, dicendo “Se si usano questo genere di tecnologie bisogna dire alle persone cosa si sta facendo in modo da non sorprenderli”. Da Microsoft non arrivano critiche mirate anche se, durante una conferenza stampa, la responsabile globale del business development ha sottolineato come le nuove tecnologie, sopratutto quella della blockchain, possano risolvere egregiamente questi problemi.
Dura la risposta di Mark Zuckerberg che, durante un’intervista a Vox, ha spiegato come un modello di business legato alla pubblicità sia l’unico modo per arrivare a tutti, anche a coloro che non possono permettersi di pagare per un servizio. Questo, però, per il CEO di Facebook non significa necessariamente una perdita in termini di privacy: gli errori servono anche per crescere e migliorarsi. Ora, quindi, non rimane che attendere il discorso di Mark Zuckerberg al Congresso Usa per conoscere la sua posizione definitiva e, di conseguenza, le scelte imprenditoriali future.
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