Giorgio ha 44 anni, Boutania 23. Sono innamorati, sposati e genitori di due bambine. E hanno paura. Paura che la donna possa finire come Saman Abbas, uccisa dalla sua famiglia a Novellara.
Boutania è marocchina, e la sua famiglia d’origine non approva il matrimonio con Giorgio, con cui la giovane vive da anni a Castelfranco Emiliano. “Ho paura, temo che mia moglie Boutania possa finire male, proprio come la povera Saman, la ragazza pachistana di Novellara uccisa dai familiari – dice al Corriere Giorgio Pagano, costretto su una sedia a rotelle da una grave malattia -. Boutania invece è marocchina, ma suo zio e sua madre non hanno mai accettato che mi sposasse. Io non òla posso proteggere, quando resto a casa e lei è fuori ho ancora più paura, viviamo quasi come due reclusi, come due pentiti di mafia. Boutania è stata minacciata e picchiata da suo zio più di una volta. E con sua madre non parla più da tre anni: l’unico torto che abbiamo agli occhi di molti suoi parenti marocchini, è quello di esserci innamorati”
“Suo zio Mohamed l’ha minacciata e aggredita più di una volta – denuncia il marito -. Proprio oggi in tribunale a Modena c’è stata un’altra udienza del processo a suo carico. La sentenza è attesa a luglio, ma intanto noi viviamo nel terrore. Fu proprio mia suocera, che vive qui a Castelfranco con il fratello Mohamed, a favorire il nostro incontro, circa 4 anni fa. Mi fece vedere le foto di sua figlia che all’epoca era in Marocco e frequentava l’università: una ragazza bellissima. Mi autorizzò anche a scriverle e in breve tempo ci fidanzammo. Ero contentissimo, soprattutto quando la sposai con una cerimonia in Marocco. Ma ho capito successivamente che il matrimonio, nelle intenzioni di lei e del fratello, doveva servire solo a far ottenere a Boutania il permesso di soggiorno in Italia. Ma non hanno tenuto conto che noi siamo davvero innamorati e il nostro è un matrimonio vero. Da allora sono arrivate le minacce di Mohamed, anche nei miei confronti. Boutania è stata colpita una volta con un pugno davanti a me, un’altra quando si trovava in casa di sua madre, le ha lanciato un oggetto in fronte, un’altra volta ha tentato di investirla mentre lei aveva la bimba nel passeggino. Le diceva parolacce perché lei ama vestire all’occidentale e soprattutto le imponeva di non frequentarmi più. ‘Una marocchina deve sposare un marocchino’ le urlava”.
Giorgio e Boutania hanno denunciato più volte i soprusi della famiglia ai carabinieri. “Più di una volta abbiamo raccontato l’accaduto, siamo stati assistiti dall’avvocato Ferdinando Pulitanò – racconta ancora l’uomo -. La Procura di Modena ha aperto un’inchiesta a carico dello zio di Boutania e ora inizierà un processo anche nei confronti della madre. Ma questo non ci rende più sicuri. Anzi. So che da alcuni siamo odiati perché questa vicenda di violenze, a loro dire, non doveva finire in tribunale. Ma noi non avevamo scelta. Il papà di Boutania è diverso, una brava persona, non ci ha mai ostacolati, anzi. Io l’ho conosciuto in Marocco durante il mio matrimonio e mi ripromettevo di fargli visita nel suo paese, anche perché mia moglie non lo vede da tre anni”.
Ma il rischio è altissimo. “Se torniamo in Marocco ci ammazzano – conclude l’uomo disperato -. Non sto esagerando, sappiamo che c’è gente pronta a farlo per lavare quella che molti di loro ritengono una colpa gravissima: Boutania ha sposato me e poi ama anche vestire all’occidentale, atteggiamenti che ancora in troppi non tollerano”.