Una politica di concretezza. Quella auspicata da Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno ospite del Festival Caffeina a Viterbo, diretto da Filippo Rossi, per presentare il suo libro “Il rito ambrosiano”. Quella che permette di superare barriere politiche in nome dell’obiettivo comune, “come nel caso delle Olimpiadi invernali assegnate a Milano e Cortina per il 2026. Un evento che da italiano mi rende orgoglioso”. In contrapposizione a quello che invece l’autore chiama “il rito romano”, sinonimo di liturgia, lentezza.
Nel suo libro, Maroni rivela di aver auspicato “lo schiaccianoci”, una morsa che da nord a sud avrebbe dovuto chiudersi su Roma e la sua burocrazia lenta e inefficace per schiacciarla. “La Sicilia, però, ha rinunciato alla sua vocazione indipendentista ricevendo in cambio assistenzialismo. Ha perso un’occasione, nonostante abbia uno statuto che le permetterebbe di fare grandi cose”. Maroni ha poi sottolineato di essere fermamente europeista, ma di sognare “un’Europa che non sia più soltanto un arbitro che ti fischia i falli quando sfori. Uscire sarebbe un errore. Dobbiamo rimanere dentro e cambiare le regole, farla diventare sul modello degli Stati Uniti d’America. Il nostro futuro è lì”. Un’Unione più forte permetterebbe anche di affrontare diversamente il problema dell’immigrazione: “Nel contrasto all’immigrazione irregolare e nel controllo manca l’azione dell’Unione Europea. L’immigrazione non è nemmeno materia di competenza della Commissione, se ne occupano i singoli stati. Non è giusto che l’Italia debba occuparsi di chiunque arriva nei nostri confini, anche se diretti altrove. Manca la volontà politica di affrontare il problema.”Niente mezze misure, invece, sul reddito di cittadinanza: “Ha portato a una perdita di posti di lavoro e alla difficoltà per le imprese di trovare giovani che vadano a lavorare. Al nord ci sono tante aziende famigliari che cercano giovani da avviare al mondo del lavoro, ovviamente con contratti flessibili. Per loro oggi trovare personale è più difficile, sei meno competitivo. Io penso sia giusto mettere in campo misure di walfare per combattere la povertà ma non servono norme che disincentivino alla ricerca del lavoro. Personalmente lo cambierei completamente, così non funziona”.
Maroni ha infine difeso la Lega sullo scandalo rimborsi, accusando però Salvini di aver commesso un grave errore: “Io avevo costituito la Lega come parte civile, ritenevo il partito vittima della truffa, non complice. E il tribunale l’aveva accettato. Nel 2013 con Salvini segretario federale, mal consigliato, c’è stata la revoca della costituzione di parte civile. Quello è stato un errore. La condanna nasce da lì, da una decisione formale fatta per non indispettire Bossi”.
L’Italia si prende le Olimpiadi: a Milano e Cortina i Giochi invernali 2026