Una donna a Palazzo Chigi. Potrebbe essere questo il primo e più importante elemento di discontinuità a caratterizzare l’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, con una svolta storica che vedrebbe un inedito premier in salsa rosa, un passaggio storico per l’Italia. Come scrive Tommaso Labate sul “Corriere” uno dei nomi più accreditati per guidare il futuro governo giallorosso è infatti quello di Marta Cartabia.
Classe 1963, originaria di San Giorgio su Legnano, Cartabia è stata nominata giudice costituzionale nel 2011 da Giorgio Napolitano e dal 12 novembre del 2014 è vicepresidente della Corte Costituzionale. È la terza donna nella storia di Palazzo della Consulta dopo Fernanda Contri e Maria Rita Saulle e il suo incarico scadrà nel 2020. Laureata con lode in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano nel 1987, Cartabia ha insegnato in numerosi atenei, in Italia e all’estero e dal 2004 è professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Prima di diventare giudice costituzionale, ha ricoperto altri ruoli istituzionali.
È stata componente aggiunto del “Network of Independent Experts on Fundamental Rights della Commissione europea” dal 2003 al 2006, esperto italiano di “FRALEX – Fundamental Rights Agency Legal Experts” all’Agenzia europea dei diritti fondamentali dell’Unione europea a Vienna dal 2008 al 2010. Dal 2017 è membro sostituto della “Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto, nota anche come Commissione di Venezia”.
Il nome di Marta Cartabia, in passato vicina agli ambienti di Comunione e liberazione, era già stato evocato nel maggio 2018 come possibile ministro tecnico del governo Cottarelli che poi non è mai nato. Nello stesso anno la giudice costituzionale è stata autrice insieme a Luciano Violante di “Giustizia e mito” in cui, partendo da tre tragedie di Sofocle ((Edipo re, Edipo a Colono, Antigone), i due si misurano su questioni di grande respiro come la dialettica tra governo dello Stato e libertà individuali.
Cinque Stelle – Pd, c’è l’intesa di massima. Vicinissima la nascita del governo