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Masayoshi Son il re delle startup e la sua scommessa da 100 miliardi

E’ il Warren Buffet dell’alta tecnologia oppure un megalomane con tanti (troppi) soldi a disposizione? Di sicuro Masayoshi Son ha sconvolto la Silicon Valley e i suoi venture capitalist, rivoluzionando il modo di investire nelle società hi tech non quotate. Il suo Vision Fund da 100 miliardi di dollari, lanciato circa un anno fa, è diventato il più grande fondo di private equity mai creato nella storia dell’industria tecnologica.

Gli imprenditori della Silicon Valley, fanno la fila davanti alla sua grande villa a Woodside, in California, per presentargli nuove startup. Oppure volano a Tokyo, per incontrarlo nel quartier generale di SoftBank, la società che Son ha fondato quando aveva solo 24 anni, appena tornato in Giappone dalla California, dove si era laureato in Economia  e Informatica all’università di Berkley.

Per i critici, Son è un pazzo disposto a spendere qualsiasi cifra, senza un analisi diligente e ignorando i campanelli dall’arme, pur di conquistare un pezzo della società più “sexy” del pianeta.

Per gli ammiratori Masayoshi è un visionario, pronto ad assumersi alti rischi pur di partecipare da protagonista a una generazione straordinaria di aziende che renderanno ancora più ricco lui, che con 22,2 miliardi di dollari di patrimonio personale è il Paperone del Giappone, e i suoi investitori.


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La passione per gli affari e per i computer Son l’ha coltivata fin da bambino. Nato 60 anni fa a Tosu, una cittadina su un’isola nel sud del Giappone, è partito da una condizione svantaggiata: la sua famiglia era di origine coreana, quindi trattata come outsider dai giapponesi. A scuola Masa era perseguitato dai bulli, ma il padre operatore di una sala di pachinko (una specie di slot machine) lo rincuorava e spronava. “Sei un genio, il numero uno, diventerai un pezzo grosso”, gli diceva.

Prima di laurearsi mette a segno il primo affare: inventa un traduttore elettronico e lo vende a Sharp per 1,7 milioni di dollari. Nel 1981 torna in Giappone e fonda SoftBank, la banca del software, deciso a mettere a frutto quello che ha imparato nella Silicon Valley. Ha una grande fede nel potere della tecnologia ed è uno dei primi a credere nel nuovo business di internet. Nel 2004 SoftBank inizia a offrire la connessione internet in Giappone e nel 2006 entra nella telefonia mobile, con l’acquisto dell’80% di Vodafone Japan.

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Riesce ad ottenere da Steve Jobs l’esclusiva per distribuire il primo IPhone in Giappone nel 2007. E il suo buon rapporto con il fondatore di Apple lo aiuta a coltivare il network nella Silicon Valley su cui ha poi fatto leva per continuare a crescere. Negli Usa, fra l’altro, è diventato l’azionista di controllo del quarto operatore di telefonia mobile, Sprint, comprando l’80% del suo capitale nel 2013.

Oggi Masa è uno degli investitori più influenti grazie al Vision Fund. La metà circa dei 100 miliardi di investimenti previsti è destinata a imprese americane con la creazione di 50 mila posti di lavoro: così, almeno ha promesso Son al presidente Donald Trump.

Nell’ultimo anno il Vision Fund ha già investito 36 miliardi di dollari in molti business, fra cui: i servizi di autisti privati Uber, (9 miliardi), Didi (4), Ora (1,1) e GrabTaxi (2); lo spazio di coworking WeWork ( 4,4) l’ecommerce indiano di Flipkart (2,5), il costruttore di satelliti OneWeb (1,2) e quello di robot Brain (114 milioni).

Il progresso tecnologico accelera fino a integrare le capacità umane a quelle delle macchine. É per questo che vuole entrare in tutte le aziende protagoniste degli sviluppi dell’intelligenza artificiale dai trasporti alla finanza. Vision Fund è pronta a riversare milioni di dollari nell’Internet delle cose, nell’intelligenza artificiale, nella robotica, nel biotech, nel fintech, nelle telecomunicazioni.

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