La verità dietro il caso Segre-Seymandi. La coppia “scoppiata” il giorno dell’annuncio del matrimonio, con un video di vendetta diventato subito virale, nasconde molti retroscena. Oggi spazio sui giornali alla futura sposa, accusata di aver tradito il promesso sposo. In un’intervista al Messaggero, Cristina Seymandi afferma di essere vittima di violenza sessista. E sostiene che se la situazione fosse stata inversa, ovvero se lei avesse trattato Massimo Segre, ora ex fidanzato, nello stesso modo durante la festa di fidanzamento a Torino, nessuno ne avrebbe parlato. Afferma che nella società occidentale del 2023, agli uomini è concesso di fare tutto, persino uccidere “per amore”, senza suscitare troppo scandalo riguardo al femminicidio. Segnala che quando una donna è la vittima, sui social si scatenano gli odiatori seriali che non conoscono i fatti privati e non dovrebbero saperne nulla.
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Ecco la verità dietro il caso Segre- Seymandi: “Valuterò una denuncia, ma la priorità è mia figlia”
In un’intervista a La Stampa, svelata la verità dietro il caso Segre-Seymandi. La donna, consulente della comunicazione e manager che in passato ha lavorato con la sindaca Chiara Appendino, afferma che continuerà a collaborare con Segre, per il momento. Riguardo a possibili denunce, afferma che darà priorità a sua figlia. Massimo Segre si trova a Zanzibar con i suoi tre figli dal primo matrimonio. Nel frattempo, Seymandi è diventata proprietaria all’80% dell’azienda Savio, appartenente ai Segre e oggetto di una procedura concorsuale. L’azienda è stata acquisita con il supporto di due milioni di euro di fondi regionali. Seymandi è anche consigliere di Directa servizi, una società di brokeraggio online. Entrambi condividono un impegno nella Fondazione Molinette Onlus, che offre 158 posti di lavoro.
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Seymandi: “Sono stata abusata e umiliata pubblicamente”
Seymandi racconta che Segre l’ha umiliata pubblicamente durante la festa a sorpresa organizzata da lui per il suo compleanno. Dice che lui ha voluto punirla pubblicamente e che è stata una pagliacciata. Non ha reagito sul momento perché lui è fuggito accompagnato da quattro bodyguard. Nonostante la situazione, Seymandi continua a lavorare e a gestire le sue responsabilità aziendali. Esprime dubbi sulla versione di Segre dei fatti, affermando che le dinamiche familiari sono complesse e difficili da comprendere dall’esterno. Seymandi ritiene che la verità verrà alla luce e ritiene che qualcuno possa aver istigato Segre e orchestrato il video. Specifica che molte delle informazioni divulgate sono false.
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Seymandi pianifica di riposarsi e di passare del tempo con sua figlia. Afferma che la sua vita professionale richiede che lei rimanga reattiva e concentrata. Non si aspettava questa situazione, ma deve andare avanti. Valuterà se prendere azioni legali in sedi civili e penali per tutelarsi.
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