Maternità e lavoro non sempre riescono ancora a coincidere in Italia, specialmente nel mondo dello sport in cui le tipologie di contratto non sempre coincidono tra le esigenze delle future mamme e quelle delle società sportive. Per fortuna oltre alle testimonianze negative di donne che si sono viste togliere il lavoro a causa della gravidanza, arrivano anche le storie di chi è riuscita a far vale i proprio diritti di madre lavoratrice. Dopo il caso di Lara Lugli, la calciatrice reggiana Alice Pignagnoli, ha raccontato alla Gazzetta di Reggio Emilia la sua esperienza totalmente opposta a quella della Lugli. Infatti incinta di sette mesi, l’estate scorsa la società di Serie B riconfermò ad Alice il contratto.
“Scoprii di essere incinta di sei settimane – ha ricordato Alice – smettere temporaneamente di giocare, per me che mi allenavo tutti i giorni, è stato uno shock. La prassi in quel periodo per le calciatrici prevedeva una risoluzione consensuale del contratto. Mi sono trovata con una bambina nella pancia e senza avere un guadagno”. Come ha sottolineato Alice, diversamente da quello che è accaduto alla Lugli, la società ha però decise di tenere la calciatrice reggiana, addirittura rimborsando le trasferte e coinvolgendola a partecipare alla vita della squadra. “Per me è stato un gesto fondamentale. Hanno riconosciuto il valore umano della persona”, ha affermato Alice.
Alice poi rivolge un pensiero di conforto per la collega sportiva, che è stata meno fortunata di lei: “Leggendo quanto successo a Lara Lugli sono rimasta molto amareggiata nel sapere che in uno sport come la pallavolo, dove il movimento femminile è di spicco, siamo ancora fermi a questo punto – ha affermato la calciatrice e portiere del Cesena Calcio femminile -. Le lotte non sono mai abbastanza. C’è ancora molto da fare”. Cento giorni dopo aver dato alla luce la piccola Eva, Alice è tornata a giocare ad alti livelli nella sua squadra, che l’ha riaccolta a braccia aperte: “Io rispetto a lei sono stata più fortunata. Nel calcio grazie al lavoro dell’AIC e di associazioni come Assist, da un paio d’anni abbiamo un fondo per la maternità e proprio dopo il mio caso nei contratti è stato inserito che se resti incinta questo non perde validità”.
La storia di Alice segna dunque una tappa fondamentale verso la parità di diritti tra atleti uomini e donne. “Fa ridere pensare che nel 2021 ci sia ancora questa differenza tra uomini e donne – ha affermato ancora la calciatrice -. Vorrei che la mia vicenda rappresentasse per le donne, ma anche per le società sportive, un esempio positivo”, ha concluso la calciatrice.
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