La crisi di governo si è innescata e ora tutti si chiedono: cosa farà Mattarella? Il Presidente della Repubblica pare abbia già deciso. Di una cosa è più che mai certo: non lasciare Salvini al ministero dell’Interno in un passaggio così complesso fino alle urne. Nel suo discorso tenuto a Pescara, il vicepremier leghista ha invocato elezioni a strettissimo giro e chiesto agli italiani di dargli “pieni poteri”. Ovvio, dunque, che per il ruolo che ricopre, è bene scongiurare ogni rischio di deriva.
Detto questo, a livello tecnico va precisato che il tempo minimo che deve intercorrere dallo scioglimento delle Camere alle urne è di 45 giorni, mentre quello massimo è di 70 giorni. In realtà, per consentire l’adempimento delle procedure necessarie per il voto degli italiani all’estero occorrono almeno 60 giorni dallo scioglimento delle camere.
Il presidente della Repubblica sarebbe contrario all’ipotesi di un governo tecnico, che avrebbe peraltro il probabile effetto di far salire ancora di più il consenso della Lega. Mattarella è invece favorevole al ritorno al voto nei tempi più brevi possibili, come chiede non solo Salvini, ma anche il Partito Democratico. Salvo una parte di renziani che ora mira a un accordo coi Cinque Stelle per fare un governo di transizione con pochi punti programmatici.
C’è infatti un passaggio intermedio da fare: serve un esecutivo che conduca l’Italia alle elezioni, che sia in carica cioè da fine agosto (dopo la sfiducia a Conte e la caduta del governo gialloverde) a fine ottobre (quando si andrà a votare).
Il Presidente Mattarella sembra contrario all’ipotesi di lasciare in carica un esecutivo M5s-Lega. In particolare, come si diceva in apertura, non è vista bene l’ipotesi di Salvini ministro dell’Interno a gestire la fase di preparazione delle elezioni. Mai, infatti, un capo politico ha ricoperto quel ruolo in prossimità delle urne.
Mattarella, secondo le indiscrezioni dei quirinalisti, sarebbe contrario a qualsiasi governo politico e vorrebbe quindi optare per un “governo elettorale”, un esecutivo di scopo composto da personalità al di fuori dei principali partiti. Non sarebbe un governo tecnico nel vero senso della parola, perché il suo obiettivo sarebbe solo quello di condurre il paese alle elezioni.
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