Oggi, 26 gennaio, Conte salirà al Colle per dimettersi e la gestione della crisi passerà nelle mani del presidente della Repubblica, che da diverse settimane è pronto a quest’esito. Con la fine del governo Conte bis, si spalancano le porte su un orizzonte al momento ancora buio e incerto. Il premier è ancora convinto di poter recuperare il passo indietro di oggi e di poter rinascere in fretta, sotto le spoglie di un Conte ter. Ma per riuscirci dovrà ottenere un nuovo incarico da Sergio Mattarella. E questo non è più così scontato. Infatti – come riporta il Corriere – “ciò che è andato in scena dopo lo strappo di Matteo Renzi e dopo la conquista di una fiducia assai precaria da parte dell’esecutivo giallorosso ha scosso il capo dello Stato”.
Mattarella si è trovato a interrogarsi sull’agibilità parlamentare di una maggioranza senza futuro, ma aveva comunque le mani legate. Almeno fino a quando la crisi non fosse stata aperta da un atto istituzionalmente rilevante, destinato a chiamarlo in causa. Come il ritiro di Conte, appunto. Prima del quale il Colle non poteva suggerire o imporre nulla. “Questi e altri temi saranno la base del faccia a faccia sul Colle, nel quale Mattarella si aspetta che il premier gli ricostruisca – oltre all’inevitabile cahier de doléances su come è stato disarcionato – le proprie conclusioni sul vortice di chiusure e spiragli, provocazioni e impegni, bluff e promesse raccolte nel weekend di febbrili trattative dai suoi alleati”.
Numeri a parte, alcune domande riguarderanno il ruolo di Renzi e del suo partito. “Interrogativi di questo tenore: pensate di riuscire a superare l’incomunicabilità tra di voi, superando veti e rivalità personali? E sarà possibile ridurre le distanze con Italia viva, recuperandola in un più saldo patto di governo? Un nodo cruciale, questo dell’affidabilità reciproca e delle prospettive a lungo termine cui il Quirinale guarda per dovere d’ufficio. Perché se Conte si sentisse cauzionato da un nuovo e congruo gruppo centrista (la cosiddetta «quarta gamba») i voti dei renziani risulterebbero aggiuntivi e non determinanti, per la futuribile maggioranza; mentre invece se il numero dei «volenterosi» fosse insufficiente, Italia viva tornerebbe a essere determinante”.
Ecco il punto politico delle consultazioni che Mattarella dovrebbe cominciare domani pomeriggio (al mattino ospita le cerimonie sulla Shoah) e che completerà in tempi brevi. “Ascolterà tutti i gruppi parlamentari e qui potrebbe materializzarsi il trappolone che teme Conte. Il rischio è che qualcuno dei possibili nuovi soci destinati ad allargare l’alleanza non indichi il suo nome nel ruolo di premier, vanificando il suo sogno di essere reinvestito del mandato. Potrebbe essere per esempio il vagheggiato gruppo neocentrista, a pretendere una discontinuità a Palazzo Chigi. Sarà il presidente a verificare, completato il consulto, se esistano margini per un reincarico a Conte. Vuole certezze”.
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