La latitanza di Matteo Messina Denaro è terminata dopo 30 anni. In questo lungo periodo sono state moltissime le persone che hanno dato una mano al boss corleonese. Ora gli inquirenti dovranno cercare di risalire a tutta la rete di connivenze che gli ha permesso di restare primula rossa per così tanto tempo. Chi sicuramente lo ha aiutato è Errico Risalvato, proprietario della casa di Campobello di Mazara, considerata il secondo covo del capomafia. Errico è il fratello del più noto Giovanni, condannato in via definitiva a 14 anni e mezzo per associazione mafiosa e uscito dal carcere il 3 dicembre del 2021. Costretto all’obbligo di firma a Castelvetrano perché sorvegliato speciale, Giovanni Risalvato si sfoga in favore dell’amico Matteo con il Corriere della Sera.
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Le incredibili dichiarazioni dell’amico di Matteo Messina Denaro
“Io so raccontare bene le barzellette. Le faccio quasi diventare realtà”, così Giovanni Risalvato apre la sua intervista al Corriere, con questa frase molto ambigua. “Macché. Non troveranno tracce lì dentro di Messina Denaro. – replica ad una domanda sugli oggetti ritrovati nel secondo covo di Matteo Messina Denaro – Solo canne da pesca e trofei di pesca per la passione di mio fratello Errico. Eppoi qualche vecchio paiolo con cui i genitori di Totuccia mia cognata facevano la ricotta. E i gioielli sì che ci stanno, ma sono di famiglia, regali di fidanzamento, regali del matrimonio di Errico e Totuccia, collane di Nicoletta mia nipote”.
Giovanni Risalvato rivendica l’amicizia con il boss
“Hanno fatto una stanza blindata per paura dei rapinatori. – assicura il mafioso – Qualche anno fa a un altro mio nipote Salvatore e a sua moglie ignoti entrarono in casa e li massacrarono, portarono via tutto. Io comunque con mio fratello Errico non ci parlo da 11 anni, perché non è mai venuto una volta a trovarmi in carcere”, ci tiene a puntualizzare. Il giornalista gli domanda allora se il fratello abbia aiutato da solo Matteo Messina Denaro senza avvertirlo. “Lo escludo. Errico soffre di esaurimento nervoso dalla nascita di sua figlia Nicoletta, che rischiò di morire. Per lui fu un grande stress e non si è più ripreso”, risponde secco Giovanni Risalvato.
Il cronista gli ripete una sua vecchia intercettazione in cui diceva: “Chissà cosa pagherei per fumarmi un pacchetto di sigarette con lui. Una volta ce ne siamo fumati insieme una stecca”. Lui ammette di averla pronunciata, precisa ironico, “ma una stecca…esageravo, era una millanteria. Eravamo giovani, dicembre 1991, gennaio 1992, io lo accompagnavo a giocare a poker o a ramino al circolo e fumavamo insieme, è vero, ma mica così tanto. Lui era educato, rispettoso, gentile con tutti. Certo, io non la rinnego mica la mia amicizia per lui, l’affettuosità. – conclude – Le amicizie che risalgono all’infanzia sono quelle che non si dimenticano. Le altre invece si scordano sempre. Ma poi con Iddu non ho fatto niente”.
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