Un nuovo appello all’ultimo boss della mafia stragista, Matteo Messina Denaro, per aiutare Piera Maggio, madre di Denise Pipitone. Massimo Giletti ha invitato la compagna di chemioterapia del boss nella sua trasmissione, “Non è l’Arena”, su La7. “Se gli potesse chiedere qualcosa in questo momento, cosa gli chiederebbe?“, domanda il giornalista. “Lo inviterei ad aiutare persone che possono avere bisogno di aiuto, come la mamma e il papà di Denise Pipitone, che non sanno ancora se questa bambina è viva o no”. Perché il boss dovrebbe sapere qualcosa su Denise Pipitone?
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Denise Pipitone, l’appello al boss: “Se sa, aiuti i genitori”
“Chiederei al boss di vestirsi di umiltà, di parlare e di collaborare”, dice la donna che faceva chemioterapia con Matteo Messina Denaro nella clinica “La Maddalena” di Palermo. “Sulle stragi?”, le chiede Massimo Giletti, in diretta telefonica per “Non è l’Arena”. La donna, rimasta anonima e con una modifica della voce risponde: “Gli chiederei di aiutare i genitori a conoscere la verità su Denise Pipitone, può dare un grande aiuto a quella famiglia che sta cercando la verità sulla bimba sparita. Lì c’è ancora una grande voragine aperta in una mamma e un papà”. Poi, la donna conclude: “Per quello che gli viene attribuito credo possa e debba sapere cosa può essere accaduto a quella famiglia. Potrebbe redimere le sue colpe aiutandoli. Questa è una preghiera che gli farei”.
La scomparsa di Denise Pipitone
Denise Pipitone è scomparsa a poco meno di 4 anni, il primo settembre 2004, mentre giocava davanti alla casa della nonna materna, a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Da quel momento è incominciato un calvario per Piera Maggio e Pietro Pulizzi, genitori della bambina. Dal video della guardia giurata, che un mese dopo la scomparsa filmò una bambina di nome Danas insieme ad alcuni nomadi, fino alle ricerche recenti, che hanno coinvolto la prima famiglia di Pulizzi, con le indagini su Anna Corona e Jessica Pulizzi, rispettivamente l’ex moglie e la figlia di Pietro, quest’ultima prosciolta in via definitiva.
Tra depistaggi e omissioni, la vicenda sembra ormai un romanzo kafkiano. Pochi mesi fa si è appreso della condanna per l’ex pm che ha seguito il caso, Maria Angioni. La magistrata è stata denunciata dai colleghi e poi condannata per aver fornito false informazioni nel corso del processo, forzando la teoria del sequestro.
Il 16 gennaio 2023, un mese fa, la notizia dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro. Piera Maggio ha diffuso subito su Facebook un appello al boss affinché dicesse qualsiasi cosa potesse sapere su sua figlia.
Perché Matteo Messina Denaro può sapere qualcosa su Denise Pipitone
Il territorio di influenza di Messina Denaro era proprio il Trapanese, nella cui provincia è avvenuta la scomparsa di Denise. Nel 2004 il boss avviava una corrispondenza con il sindaco filosofo di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, come sottolinea Open. Vaccarino dichiara che la finalità della corrispondenza è quella di far costituire il latitante. Nei loro scambi non si colgono riferimenti a Denise. Dalle intercettazioni e dalle ricostruzioni dei movimenti e delle relazioni del boss non emergono responsabilità dirette di Cosa Nostra sul caso. Ma la richiesta di Piera Maggio e, da ieri, l’appello della compagna di chemio del boss, non sono delle semplici raccomandazioni. Sono la prova del profondo radicamento della mafia nella società trapanese e l’ipotesi che ben poco potesse sfuggire al controllo di quel territorio.
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