Dopo la cattura avvenuta a Palermo, Matteo Messina Denaro è stato immediatamente trasferito nel supercarcere Le Costarelle dell’Aquila, in Abruzzo. Istituto penitenziario dove in passato sono stati detenuti già altri boss mafiosi di alto calibro. Il successore di Totò Riina alla guida di Cosa Nostra ha fatto il suo ingresso in carcere, il primo della sua vita, alle ore 1.20 del mattino di ieri. Ora iniziano ad emergere i primi retroscena di cosa sia accaduto dietro quelle sbarre. È Virginia Piccolilllo a raccontarlo sul Corriere della Sera.
Matteo Messina Denaro viene descritto dai responsabili del carcere Le Costarelle dell’Aquila come un uomo “in perfette condizioni fisiche e sicuramente palestrato”. Non una persona depressa e sofferente dunque, come si sarebbe potuto pensare, ma “più che reattivo, per niente aggressivo, anzi, a suo modo, ironico”. Quando l’addetto alla compilazione della sua scheda anagrafica gli ha chiesto se avesse “precedenti” penali, il boss trapanese ha risposto sorridendo che “fino a stanotte ero incensurato poi non so che è successo”.
Poi gli è stato domandato quale fosse la sua “residenza”. E lui con tono sarcastico ha spiegato che “non ho mai avuto una residenza”. Un chiaro riferimento al fatto di aver dovuto più volte cambiare domicilio a causa della sua latitanza durata 30 anni. Matteo Messina Denaro non ha neanche evitato il colloquio con una psicologa e poi si è tolto tutti gli abiti firmati che indossava per sottoporsi alla visita medica di rito.
Il boss inoltre non avrebbe chiesto nulla: attrezzi da palestra, libri o altri oggetti. E quando gli è stato chiesto se avesse fame e se volesse mangiare qualcosa, ha replicato deciso: “Non ho cenato, non avevo fame, ma non mi va nulla. Grazie”. Terminata la procedura di ingresso in carcere, Matteo Messina Denaro è stato trasferito nella sua cella grande quattro metri per tre, “con bagno angolare, letto, mobiletto e tavolo, tutto inchiodato a terra, tv chiusa in un box priva di accesso ai canali regionali, per evitare messaggi in codice”. Non avrà nemmeno una cucina fissa, visto che il fornello gli verrà fornito la mattina e ritirato la sera per motivi di sicurezza.
È qui che Matteo Messina Denaro sconterà la sua pena e “sarà un detenuto al 41 bis come tutti gli altri” 153 detenuti che si trovano nelle sue stesse condizioni. Proseguiranno naturalmente anche le cure necessarie per combattere il tumore che lo affligge. Le sedute di chemioterapie verranno svolte all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, che ha un reparto dedicato ai 41 bis, oppure direttamente in carcere in una stanza attrezzata. “Meglio non sottoporre gli agenti a rischi e sforzi per evitare che venga bucata la rete di protezione come è accaduto in passato. Se Messina Denaro è il capo della mafia, al di là dell’abnegazione degli agenti, lo resta anche in carcere”, avverte Leo Beneduce del sindacato di polizia Osapp.
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