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Matteo Messina Denaro, il grave sospetto del pentito: “Lo Stato sapeva”

Esultanza, gioia e commozione in tutta Italia per l’arresto di Matteo Messina Denaro. I vertici delle Istituzioni e delle forze dell’ordine stanno rilasciando decine di dichiarazioni di giubilo e di complimenti per il lavoro svolto dagli inquirenti. Ma il fatto che il boss di Cosa Nostra, latitante da 30 anni, sia stato arrestato proprio a Palermo, mentre andava a farsi curare un tumore in una clinica privata, non convince affatto Santino Di Matteo. Il mafioso pentito, padre del piccolo Giuseppe, sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996 a soli 15 anni, si lascia intervistare per Fanpage dal giornalista Sandro Ruotolo. E la sua versione dei fatti è inquietante.

Matteo Messina Denaro

“Ho riso per la gioia. – così Santino Di Matteo replica alla domanda di Ruotolo che gli chiede quale sia stata la sua reazione dopo la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro – Finalmente ci siamo liberati di un cancro dello Stato. Si può dire? Sono molto contento”. Poi il giornalista gli ricorda che il boss mafioso partecipò al sequestro del figlio Giuseppe. “Sì”, è la risposta secca e telegrafica del pentito.

“Quest’arresto mi ha reso felice. – commenta poi esultante Santino Di Matteo – Conosco bene chi era Messina Denaro, era un ragazzetto elegante che stava sempre dietro le quinte. Poi è cresciuto e gli anziani hanno passato la palla a lui rendendolo un boss. È stato anche complice delle stragi di mafia”, questo il ritratto del boss che dipinge il pentito. “Era l’ultimo dei corleonesi latitanti. – spiega Di Matteo – Adesso ci sono le storie di mafia più recenti, ma quella struttura lì è finita con questa cattura”.

Non solo sorrisi però per il pentito perché, prosegue nella sua analisi, “tutti gioiscono per questa cattura, ma se è stato fermato in una clinica a Palermo vuol dire che lo Stato sapeva. Io ho sempre detto che non aveva lasciato la Sicilia. Lo davano in giro per il mondo, invece era qui. Significa che lo Stato non si è impegnato abbastanza e se non c’è l’aiuto dei collaboratori non si va da nessuna parte, ma vanno ascoltati”. Insomma, secondo lui quella di Matteo Messina Denaro sarebbe stata una falsa latitanza.

“Se Messina Denaro si pentisse, si scoprirebbero tante cose. – rivela ancora il pentito – Potrebbe dire tanto del tempo che ha trascorso con Riina e Provenzano e dare molte informazioni sui rapporti tra mafia e politica. Tanti misteri sarebbero svelati”. Se lo dovesse incontrare faccia a faccia cosa gli direbbe? È questa l’ultima domanda di Ruotolo. “Cosa potrei dirgli? Abbiamo sradicato un cancro dello Stato”, ribadisce Di Matteo.

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