Emergono nuovi particolari sull’arresto di Matteo Messina Denaro. Si viene infatti a sapere che il boss mafioso era già stato sottoposto a due operazioni chirurgiche per cercare di sconfiggere il tumore che lo ha colpito. La prima avvenne nel novembre del 2020. Inoltre, Messina Denaro era stato anche ricoverato in day hospital almeno sei volte in due anni nella clinica La Maddalena di Palermo, con l’alias di ‘Andrea Bonafede’. Lì ormai infatti lo conoscevano quasi tutti, visto che ogni volta che tornava per una chemioterapia portava regali per medici e infermieri. Ed è proprio un infermiere che racconta alcuni retroscena inediti al quotidiano Repubblica.
“Era molto generoso, come i pazienti più facoltosi. Spesso regalava bottiglie di olio di Castelvetrano a medici e infermieri”, racconta un infermiere chiedendo però di restare anonimo. Nessuno nella clinica poteva mai immaginare che, sotto le spoglie di quell’anziano alle prese con una grave malattia, potesse davvero celarsi il temutissimo boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni. E invece quell’Andrea Bonafede classe 1963, che arrivò a La Maddalena per la prima volta il 13 novembre 2020 per una visita pre operatoria, non era altri che Matteo Messina Denaro.
Qualche giorno dopo venne operato per l’asportazione di un tumore al colon e rimase ricoverato per sei giorni. Poi seguirono altri sei mesi di visite effettuate in day hospital e un secondo intervento chirurgico nel maggio del 2021 per l’insorgenza di metastasi epatiche. Poi nel novembre scorso aveva eseguito una tac e a dicembre una risonanza magnetica. Le sue condizioni però stavano peggiorando rapidamente. Per questo oggi è dovuto tornare in ospedale dove poi è stato arrestato.
“Sono arrivato molto presto e ho trovato davanti alle porte del reparto un carabiniere con elmetto e pettorina. – questo il racconto di quanto avvenuto stamattina da parte di un medico della clinica – Ho chiesto come potevo essere utile. Mi ha detto di entrare dentro e non uscire. C’erano carabinieri davanti alle porte di tutti i reparti. Abbiamo capito subito che stavano cercando un pezzo grosso. I miei collaboratori che dovevano prendere servizio alle 8 sono rimasti bloccati fuori dalle porte dell’ospedale, da cui non poteva entrare e uscire nessuno. Sembrava fossimo in assetto da guerra”.
“Quando finalmente ci hanno detto che era stato catturato Matteo Messina Denaro, eravamo increduli e felici. – Prosegue nel suo racconto il testimone – Penso si sia operato alla faccia, ma in ogni caso è difficile, se non impossibile, riconoscere un latitante da una ricostruzione fotografica. Sul tavolo operatorio, anche i propri familiari sono irriconoscibili”.
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