Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è stato interrogato il 21 febbraio scorso. Il magistrato e il pubblico ministero che lo hanno interrogato hanno cercato di capire la sua posizione in merito alle accuse di essere coinvolto in attività criminali legate alla mafia.
Messina Denaro ha risposto con toni ironici e irriverenti, negando ogni coinvolgimento con la mafia e dichiarandosi un semplice agricoltore. Ha anche rifiutato di rispondere alle domande sul piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito sequestrato e poi ucciso nel 1993, nonostante le accuse rivoltegli da Giovanni Brusca, un altro pentito della mafia.
Il boss ha anche affrontato l’accusa di estorsione aggravata, sostenendo che la richiesta di riavere un terreno che era stato fittiziamente intestato al padre di un prestanome era una rivendicazione legittima. Ha anche sostenuto di aver scritto personalmente una lettera alla vittima per riavere il terreno, senza l’uso di terze persone.
Nel corso dell’interrogatorio, Messina Denaro ha negato di aver mai incontrato i boss corleonesi e ha rifiutato di rispondere alle domande sull’omicidio di Giuseppe Di Matteo. La madre del ragazzo, Francesca Castellese, aveva denunciato la scomparsa del figlio nel 1993 e successivamente era stata fatta pressione sulla famiglia affinché ritirasse le accuse contro alcuni personaggi legati alla mafia.
L’interrogatorio di Messina Denaro non fornisce nuove informazioni sulla posizione del boss mafioso, ma rappresenta un importante evento mediatico in Italia, dove la lotta alla mafia continua ad essere una priorità per le autorità. La vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo ha segnato profondamente la storia della mafia italiana e la sua morte rappresenta uno dei più terribili episodi di violenza legati alla criminalità organizzata.