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I medici della Lombardia contro Fontana: “Disastro provocato dagli errori della Regione”

Cosa è successo in Lombardia? La Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della regione governata da Attilio Fontana ha inviato una lettera al governatore stesso e all’assessore al Welfare Giulio Gallera e ai direttore delle aziende sanitarie per mettere in evidenza i presunti errori commessi dalla Regione nella gestione dell’emergenza Coronavirus, “che avrebbero contribuito a rendere la Lombardia, e in particolare la zona della bergamasca, il principale focolaio di contagio dell’epidemia in Italia”. La lettera, ripresa da TPI che ha condotto un’approfondita analisi della vicenda lombarda, inizia così: “La Federazione dei Medici riunita in data 05/04/2020 ha preso in esame la situazione relativa all’epidemia da COVID19 in corso” e ha ritenuto necessario elencare i “7 errori” commessi dall’amministrazione regionale.

La Federazione ritiene che “può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi”. Gli errori commessi dall’amministrazione riguardano la gestione del territorio, l’inadeguata protezione degli operatori sanitari, l’approssimazione nella mappatura del contagio dovuta in parte alla scelta di limitare il numero di tamponi e anche l’indecisione nella chiusura delle zone focolaio. “La decisione di non dichiarare una Zona Rossa – scrive TPI – che era stata fortemente raccomandata da una nota dell’Istituto superiore di sanità (ISS) già lo scorso due marzo ha causato un incremento considerevole di decessi in quel territorio, incrementati secondo l’Istat fino al 2.000 per cento proprio in concomitanza della mancata chiusura”.

Gli errori messi in evidenza nella lettera inviata dalla Federazione degli Ordini dei Medici della Lombardia al governatore Fontana sono i seguenti: 1) La mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia dovuta alla decisione di eseguire i tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti.

2) L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio. 3) La gestione confusa della realtà delle Rsa e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese). 4) La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia.

5) La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti). 6) La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio. 7) Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero”.

 

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